Secondo gli esperti non esiste un fumo sicuro, la scelta migliore rimane smettere, ma la riduzione delle sostanze inalate con il passaggio dalla sigaretta tradizionale alla sigaretta elettronica è clinicamente utile

Il passaggio alla sigaretta elettronica o a prodotti a tabacco riscaldato, riduce circa dell’80% l’esposizione dell’organismo al monossido di carbonio (CO) rispetto a quanto accade fumando sigarette tradizionali. Lo afferma uno studio italiano pubblicato dall’International Journal of Environmental Research and Public Health presentato durante il convegno Romacuore.

Un risultato che lascerebbe dunque ben sperare rispetto all’insorgenza di malattie dell’apparato cardiovascolare. Il monossido di carbonio infatti, se inalato a livelli elevati come avviene durante il processo di combustione della sigaretta, può seriamente compromettere l’ossigenazione delle cellule ed essere quindi causa di insorgenza di malattie fumo-correlate. 

Per lo studio sono stati reclutati 40 fumatori di sesso maschile, che avevano mostrato forte resistenza a smettere di fumare, passati alle e-cig o ai dispositivi a tabacco riscaldato per sei mesi.

Al termine dell’osservazione – ha spiegato Fabio Beatrice, Direttore del Dipartimento di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Maxillo Facciale e Responsabile del Centro Anti Fumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino – i fumatori che erano riusciti a passare in via esclusiva ai nuovi dispositivi elettronici alternativi alle sigarette presentavano livelli di monossido di carbonio analoghi a chi aveva smesso di fumare.

“Se non si riesce a smettere – commenta l’esperto – la riduzione del rischio dà vantaggi immediatamente percepibili. Non esiste un fumo sicuro, e la scelta migliore rimane smettere del tutto, ma la riduzione delle sostanze inalate è clinicamente utile”.

Il risultato confermerebbe quello di altri studi.

“Il consiglio è sempre di far smettere – ha rimarcato Giuseppe Biondi Zoccai, cardiologo dell’università Sapienza di Roma  – ma alcuni soggetti potrebbero avere dei vantaggi se indirizzati verso i prodotti alternativi, soprattutto se si sceglie quello più adatto alla singola persona”.

Per Valerio Pecchioli, Responsabile Scientifico del Congresso, anche le istituzioni dovrebbero iniziare a considerare le alternative al fumo tradizionale: “Servirebbe un approccio pragmatico, magari con un incentivo pubblico almeno all’inizio della transizione”.

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