A distanza di 8 anni dalla legge che ha reso obbligatorio il soccorso stradale per animali, la Lav ha condotto un’indagine: ecco quali sono stati i risultati.

Secondo un’indagine della Lav, a otto anni dalla legge che ha reso obbligatorio il soccorso stradale per animali in caso di incidente, mancano le ambulanze.

In Italia, infatti, il servizio di soccorso agli animali viene svolto prevalentemente con altri mezzi e non con ambulanze veterinarie.

Questo significa che gli enti locali, nonostante il richiamo del ministero della Salute ormai di otto anni fa, non dispongono di ambulanze veterinarie in proprio.

Sono quindi obbligato a ricorrere a mezzi privati o di medici veterinari.

L’indagine condotta dalla Lav sul soccorso stradale per animali è stata pubblicata sul sito della associazione.

Il quadro non è dei migliori. Specie perché, a otto anni dalla legge che, nel nostro Paese, obbliga al soccorso degli animali in caso di incidente, Asl e Comuni si sono attrezzati in proprio con meno di 50 mezzi e una sola ambulanza veterinaria.

C’è, dunque, poca attenzione nei confronti del problema, e soprattutto, la legge non viene così rispettata.

Nel luglio 2010, dopo l’approvazione della legge, il ministero della Salute con una nota indirizzata ai Servizi Veterinari Regionali e ai Comuni, aveva richiamato la necessità di assicurare il servizio di reperibilità e soccorso stradale per animali obbligatorio in caso di incidente da parte delle amministrazioni competenti.

La Lav, nel 2917, ha interpellato ben 32 concessionari autostradali, 106 servizi veterinari pubblici e 30 Comuni capoluogo, oltre ai dati raccolti attraverso le sedi stesse dell’associazione.

Ciò che ne è emerso è che il servizio pubblico diretto è limitato alla disponibilità di una sola ambulanza veterinaria (in possesso dell’ULSS 2 Marca Trevigiana – Asolo), mentre il ricorso ad “altri mezzi” di soccorso è di 44 unità. Meglio la situazione alla ASL di Taranto (6 mezzi), la ASL 2 Liguria (4 mezzi), le ATS di Insubria, Brescia e di Pavia (3 mezzi).

Per quel che concerne il servizio pubblico tramite convenzioni con terzi la situazione è la seguente.

Risulta il servizio di soccorso stradale per animali con disponibilità di 24 ambulanze e di 83 “altri mezzi” da parte di terzi.

Si tratta, perlopiù, di associazioni e di Croce Rossa/Gialla/Bianca, oltre che di veterinari.

La Asl di Caserta e di Roma 2 svolgono il servizio con 3 ambulanze tramite ditte convenzionate.

Mentre le ASL di Asti e Catania lo svolgono con terzi che dispongono di due ambulanze ciascuno. La AAS 2 Bassa Friulana Isontina si avvale di convenzioni esterne con disponibilità di 4 mezzi ciascuna. Modena, invece, si avvale di 6 altri mezzi. ULSS 1 Dolomiti, dal canto suo, si avvale di 3 mezzi, mentre l’Azienda sanitaria di Asti (9 mezzi), ASL Foggia (più di 20 mezzi).

Infine, dei 32 concessionari autostradali interpellati solo 7 hanno risposto.

La Autostrada Asti-Cuneo Spa ha stipulato una convenzione e può contare su 4 ambulanze e tre auto medicali.

Due ambulanze veterinarie sono quelle di cui dispone l’Autostrada dei Fiori Tronco A 10 Savona-Ventimiglia (confine francese) sempre tramite convenzione. Gli altri concessionari si avvalgono invece dell’ex Corpo Forestale dello Stato o dei Servizi veterinari pubblici. Sull’Autostrada A4 Brescia-Padova nel 2016 sono stati svolti 300 interventi di soccorso. Infine, sull’autostrada Direzione 1 tronco Genova sono stati svolti 34 interventi di soccorso animale.

Vista la gravità della situazione e la mancata applicazione della legge, la Lav lancia l’appello per l’istituzione di un numero unico per il soccorso stradale degli animali.

L’associazione animalista si è rivolta alla Ministra della Salute Grillo e ai Presidenti delle Regioni richiedendo l’attivazione di un numero telefonico unico nazionale di soccorso veterinario, collegabile al 118.

Lo scopo è “uniformare le procedure di accesso al servizio e favorire i cittadini nel chiedere un intervento tempestivo”.

Secondo Lav, infatti, dall’analisi effettuata emerge la difformità con cui sul territorio nazionale si attiva il Servizio di soccorso che nella maggior parte dei casi non avviene per chiamata diretta del cittadino, ma è mediato dalle Forze di Polizia.

Queste, conclude Lav, “attivano coloro che sono preposti al soccorso, una procedura che soprattutto nelle situazioni più gravi può non favorire un effettivo pronto intervento”.

 

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