Sprechi in Sanità, Cittadinanzattiva segnala 104 casi di malagestione

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“I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini”: un’istantanea del Servizio Sanitario Nazionale

Sprechi inspiegabili da una parte; buone pratiche dall’altra. Sono queste le due facce del Servizio Sanitario Nazionale evidenziate dal Rapporto presentato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionato di Farmindustria.

Ma è proprio sul primo aspetto, quello degli sprechi, che si concentra maggiormente l’attenzione: da macchinari non utilizzati (o funzionanti solo a scarto ridotto) ai reparti sottoutilizzati o chiusi (nonostante siano stati appena ristrutturati), passando per le attrezzatture e i dispositivi che non risultano adatti alle esigenze dei pazienti. E ancora, personale sanitario costretto a turni di lavoro massacranti o in trasferta con conseguenti costi aggiuntivi per le aziende sanitarie, ma anche burocrazia costosa e ostacolo per il percorso di cura dei pazienti.

Il Rapporto, dal titolo “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini”, ha preso in esame 104 condizioni di spreco che sono state individuate da cittadini, associazioni e operatori sanitari (segnalate fra aprile 2014 e aprile 2015 e ancora irrisolte a giugno 2015).

«Ai cittadini che hanno segnalato i casi, abbiamo chiesto di scegliere la causa di spreco più attinente rispetto ai caso individuato – sottolinea il Tdm – Al primo posto con il 9% dei casi si fa riferimento ad una cattiva gestione del personale sanitario perché sovradimensionato o sottodimensionato; seguono, con l’8,6%, la cattiva allocazione delle risorse economiche, l’organizzazione dei servizi, il mancato utilizzo di beni e servizi; l’8,2% la mancata programmazione; al 7,3% il non utilizzo di attrezzature costose; per il 6,5% l’uso improprio delle risorse; per il 6% strutture non utilizzate o sottoutilizzate. Raggruppando per macroaree si tratta di sprechi riferibili per il 46% al mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, per il 37% a inefficiente erogazione di servizi e prestazioni, per il 17% a cattiva gestione delle risorse umane».

Ma a chi competono gli interventi risolutivi: sui casi presi in esame da Tdm, in uno su due dovrebbe intervenire la Asl; in un caso su tre la Regione; in uno su dieci principalmente il ministero della Salute. Tutti questi sprechi, secondo i cittadini, a cui dà voce l’associazione, vanno a colpire i diritti, in particolare quello “al rispetto degli standard di qualità” (il più violato, secondo il 14,7% degli interpellati da Cittadinanzattiva), “il diritto al rispetto del tempo” (14%), quello “alla sicurezza delle cure” (11,6%) e quello “all’accesso ai servizi sanitari” (10,9%).

Per approfondire: 

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1 commento

  1. Non so cosa si intenda per “sostegno non condizionato di Farmindustria al rapporto stilato da Cittadinanza attiva e T.D.M. sugli sprechi in Sanità.
    Condividendo le risposte pervenute mi permettero’ di fare solo altre due segnalazioni:
    1) perché le case farmaceutiche a fronte di necessità limitate o perfettamente dosate sul piano quantitativo di farmaci ,continuano a produrre confezioni con un numero spropositato rispetto alle necessità? In altri stati ad es. le pillole si acquistano singolarmente.
    2) La protesica è uno degli sprechi più assurdi che avvengano nella Sanità.Esiste un prontuario che specifica il prezzo rimborsato ai fornitori vari di centinaia anzi migliaia di prodotti protesici.Conoscete il costo di questi ultimi per i fornitori?Ho fatto una piccola indagine personale ,a campione.Credetemi c’è da rabbrividire.
    Se mi leggesse qualche dirigente ASL del settore è invitato a contestarmelo o ad accettare un confronto.

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