Il camice bianco, un professionista in pensione richiamato in servizio all’ospedale di Belluno a causa della carenza di personale, è finito sotto inchiesta per la morte di un 62enne stroncato da un infarto poco dopo il rientro a casa dal Pronto soccorso

Stroncato da un infarto poco dopo le dimissioni dal Pronto soccorso. E’ quanto accaduto a un 62enne della provincia di Belluno. L’uomo, come riporta il Gazzettino, era già noto presso il nosocomio del capoluogo di provincia veneto in quanto soffriva da 10 anni di problemi cardiaci. Domenica scorsa si sarebbe recato in ospedale alle 4 di notte lamentando un dolore alla scapola sinistra che si irradiava nella parte anteriore. Avrebbe quindi spiegato al medico di aver lavorato nella giornata precedente.

Il camice bianco, un pensionato 70enne richiamato in servizio ‘a gettone’ a causa della carenza di personale in Regione, avrebbe notato un muscolo gonfio. Forse per questo motivo, riferisce sempre il Gazzettino, avrebbe ritenuto di non disporre un elettrocardiogramma, dimettendo il paziente dopo una visita di otto minuti con la prescrizione di una terapia antidolorifica.

Poco dopo essere tornato a casa, tuttavia, il pensionato ha accusato un malore e, nonostante l’intervento dei soccorsi chiamati dalla compagna, è deceduto.

La Procura ha aperto un fascicolo sul caso per fare piena luce su quanto accaduto. Nei prossimi giorni sarà conferito l’incarico per lo svolgimento dell’esame autoptico. Nel frattempo il camice bianco in servizio quella notte è stato iscritto nel registro degli indagati. Gli accertamenti medico legali dovranno appurare se la tragedia potesse essere evitata con delle cure tempestive in occasione dell’accesso in Pronto soccorso.

Ma oltre all’operato del professionista, gli interrogativi sollevati dal Gazzettino riguardano anche la dotazione di personale della struttura sanitaria. Non sarebbe, infatti, la prima morte sospetta che si verifica a Belluno di notte, dopo le 20, quando l’organico passa da tre medici a uno solo. Anche  in relazione al caso in esame, infatti, il dottore finito sotto inchiesta era l’unico di guardia. Con lui tre infermieri, peraltro impegnati anche nelle uscite in ambulanza per le emergenze.

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