La proposta di legge è stata presentata oggi dalla Camera dalla quarta Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito

Trasferire dal Ministero della Difesa all’Inail la competenza su malattie e morti di militari per esposizione all’uranio impoverito. E’ questo l’oggetto della proposta di legge presentata oggi alla Camera dalla quarta commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. Un testo che mira, spiega il presidente della Commissione Gian Piero Scanu, “a rendere finalmente giustizia ai militari malati e restituire credibilità alle istituzioni”.

“Di fronte a questi drammi – ha spiegato Scanu – la Commissione ha scelto di non dilungarsi in diatribe scientifiche, ma di concentrarsi nella ricerca di soluzioni concrete, perché mentre gli esperti dibattevano di nesso causale, la gente moriva. Si è parlato tanto di specificità delle Forze armate. Sinora ha voluto dire che la vita dei militari valeva meno di quella degli altri lavoratori. Per noi significa invece che maggiori sono i rischi, più rigorosa deve essere la prevenzione”.

Sebbene la scienza medica non abbia espresso pareri unanimi sul nesso causale tra l’inalazione delle nanoparticelle di uranio impoverito (che si disperdono nell’ambiente dopo l’esplosione delle munizioni) e gravi patologie del sangue quali il linfoma di hodgkin, il Ministero della Difesa è stato più volte condannato negli scorsi anni a risarcire il danno causato dall’inadempienza di misure di sicurezza previste per i militari che hanno contratto tali malattie.

L’esposizione sarebbe avvenuta durante le missioni all’estero in cui sono stati inviati in nostri soldati; anche se la Difesa, infatti, sostiene di non aver acquistato munizioni di questo tipo, non è escluso che tali munizioni siano in uso a eserciti alleati e che pertanto l’uranio sia stato inalato durante operazioni comuni cui hanno preso parte anche i nostri militari.

La Commissione parlamentare d’inchiesta  ha rilevato che le procedure per il riconoscimento degli indennizzi sono ormai inadeguate, constatando che ad oggi sono più di duemila i militari che hanno fatto domanda di risarcimento per patologie correlate a uranio impoverito, amianto, radon e multifattorialità; di questi solo un terzo ha ricevuto risposta positiva mentre gli altri sono in attesa di un verdetto o si sono visti negare il risarcimento.

Attualmente, il sistema risarcitorio è completamente autoreferenziale e tutto interno alle Forze Armate, cui spetta riconoscere la malattia e stabilire se ci sia il diritto alla liquidazione del danno. La nuova proposta di legge, se approvata, sposterebbe la competenza nelle mani di un ente terzo, l’Inail, come avviene per tutti i lavoratori a prescindere dalla personalità giuridica del datore di lavoro.

“Troppo a lungo – sostiene ancora Scanu – i militari hanno vissuto una condizione di minorità rispetto agli altri lavoratori. Noi proponiamo di superare l’anacronistica separatezza della giurisdizione della Difesa, portando anche le Forze armate nell’ambito della gestione dell’Inail, organo competente, terzo e autonomo. Non ci possono più essere zone franche. Non ci possono più essere controllati che controllano i controllori. Non ci può più essere un aut aut tra diritto al lavoro e diritto alla salute”.

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