Morire per overdose di chemioterapia, si può. Almeno a leggere le carte dei magistrati palermitani. In un ospedale del capoluogo siciliano infatti, Valeria Lembo, 34 anni, affetta dal morbo di Hodgkin, è stata sottoposta a chemioterapia.
Alla donna, deceduta il 29 dicembre del 2011, sarebbe stata somministrata una quantità di farmaco dieci volte superiore a quella necessaria. Questo è quanto è emerso dall’iter processuale che è ancora in corso. Secondo i magistrati sarebbe un errore reiterato nel tempo. La cartella clinica del 23 novembre presentava lo stesso datp: 90 grammi di vinblastina. I sanitari della struttura siciliana avrebbero avuto quindi 15 giorni di tempo per rendersi conto dello sbaglio. Inoltre i parenti di Valeria non furono avvisati del sovraddosaggio e la cartella clinica sembra essere stata manomessa. Secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, ci sarebbe la prova che il primario del reparto di Oncologia Medica ha di fatto manomesso la cartella togliendo lo zero in più. Il giornale riporta l’ammissione di colpa di Laura Di Noto, imputata insieme ad altre cinque persone di omicidio colposo. Dalle parole della Di Noto emerge che i sanitari erano consapevoli dell’errore. “Il primario mi disse di non dire nulla ai parenti – continua la dottoressa – Non si doveva parlare del sovraddosaggio né con i parenti della signora Lembo, né con altri medici. Dovevamo dire che era una gastroenterite. Lo stesso medico mi disse di chiamare la signora per sapere come stava e consigliarle, eventualmente, di andare in ospedale”.