L’Aifa rilascia le prime autorizzazioni per oltre 3mila farmaci omeopatici che saranno in commercio entro la fine del 2018.

Oltre 3mila farmaci omeopatici entrano nel prontuario medico, lo comunica Omeoimprese.
L’Agenzia Italiana per il farmaco sta distribuendo i primi codici di autorizzazione di 3mila farmaci omeopatici. I codici per l’immissione in commercio saranno rilasciati dall’Aifa entro la fine del 2018.
L’immissione nel prontuario medico e quindi la commercializzazione dei 3mila farmaci omeopatici avviene solo dopo l’approvazione dell’Aifa della “corposa documentazione” e dei “dossier di registrazione” richiesti alle imprese del settore produttrici dei farmaci.
“Da gennaio 2019 tutti i medicinali omeopatici in commercio – spiega Giovanni Gorga – avranno ottenuto l’AIC proprio come avviene per i farmaci allopatici”.
Il Presidente di Omeoimprese Gorga sottolinea come quest’operazione sia onerosa per le imprese del settore che “hanno dimensioni inferiori rispetto alle aziende farmaceutiche e non possono permettersi di affrontare gli stessi costi di registrazione“.
“Il decreto Tariffe del Ministro Lorenzin dello scorso febbraio 2016 stabilisce importi tariffari assolutamente improponibili – dice Gorga -. Si tratta di cifre insostenibili per un settore che comunque non può né vuole pensare di competere con le big pharma.
 

Una differenza sostanziale

Esiste per l’associazione una sostanziale differenza tra la medicina tradizionale e quella omeopatica. Differenza che non viene tenuta in considerazione dalle attuali norme vigenti.
“Occorre che ogni settore venga considerato in base alle singole peculiarità”. Il decreto Tariffe “va a penalizzare l’industria nazionale, lasciando invece carta bianca alle aziende straniere che, in Europa, sottostanno a regole e condizioni economiche meno stringenti”.
Le tariffe legate alla registrazione dei medicinali omeopatici e ad altre procedure, come ad esempio la variazione di un componente all’interno del farmaco, non possono essere le stesse che si applicano ai medicinali tradizionali“.
Le aziende omeopatiche alla lunga non riusciranno a sostenere i costi imposti dalla normativa con la conseguenza del “il ritiro del farmaco dal commercio, chiusura della produzione e perdita di posti di lavoro”, paventa l’associazione.
Una prospettiva che porterebbe gli 8 milioni di italiani, che si rivolgono alla medicina omeopatica, a non trovare in farmacia medicinali italiani ma preparati stranieri.
L’obiettivo che Omeoimprese si pone per i prossimi mesi è, dunque, di lavorare con le Istituzioni per rivedere il decreto tariffe.
 
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