I genitori della ragazza, che nel 2006 aveva subito l’asportazione di utero e ovaie, hanno citato in giudizio in sede civile medici e Azienda sanitaria

Nel prestare la loro opera professionale di chirurghi e ginecologici “per colpa di negligenza, imprudenza e imperizia”, avrebbero “cagionato lesioni personali gravissime” consistite nell’asportazione di utero e ovaie (isterectomia totale) ai danni della figlia. E’ l’accusa mossa a due medici in servizio nel 2006 all’ospedale di Licata dai genitori di una ragazza, all’epoca minorenne.

Come riporta Agrigento notizie, sulla vicenda era stato avviato un procedimento penale che aveva portato, in primo grado, alla condanna dei due sanitari a 4 mesi di reclusione e al risarcimento del danno nei confronti della parte civile. La sentenza era stata, poi annullata dalla Corte di appello, con la restituzione del fascicolo al Tribunale che, con sentenza del dicembre del 2014, aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti dei medici in ordine al fatto loro iscritto per intervenuta prescrizione.

Nel frattempo, nel giugno del 2011 e nel dicembre del 2013, il legale della famiglia aveva invitato l’azienda sanitaria provinciale a intavolare una trattativa per la risoluzione stragiudiziale della controversia.

Fallito ogni tentativo di mediazione, i genitori della ragazza hanno citato in giudizio, dinanzi al Tribunale del capoluogo di provincia siciliano, i due professionisti coinvolti nella vicenda e l’azienda sanitaria provinciale, chiedendo un risarcimento pari a 1.942.145 euro.

Spetterà ora al Giudice civile, quindi, accertare e stabilire se le lesioni riportate siano “esclusivamente imputabili ai sanitari con la conseguente condanna in solido al risarcimento del danno o in subordine della sola azienda sanitaria provinciale”.

L’Asp – riferisce ancora Agrigento notizie – ha fatto sapere che “dall’esame prima facie dell’atto di citazione risulta necessaria una costituzione in giudizio per confutare, in tutto o in parte, le pretese risarcitorie azionate”.

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