Il presidente della Federazione dei medici raccoglie l’appello della Fimmg sulla necessità di un confronto immediato con il Ministero in tema di assistenza penitenziaria

“Il diritto alla Salute deve essere garantito a tutti, e in maniera particolare a chi sta in carcere e vede limitato il suo diritto alla libertà. Con il passaggio delle competenze dal Servizio Sanitario nazionale alle Regioni, il sistema dell’ assistenza penitenziaria è stato trasformato ma nessuno oggi ha contezza di come venga condotto sul territorio nazionale. Mancano, in quest’ambito, i contratti di lavoro, mancano le definizioni dei ruoli, delle competenze.

Così il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, raccoglie, rilanciandolo, l’appello a lui rivolto sabato scorso dalla Federazione italiana dei Medici di Medicina Generale. La Fimmg aveva infatti richiamato “attenzione e disponibilità” verso l’apertura immediata di un confronto con il Ministero rispetto ai fabbisogni dell’area della Medicina Penitenziaria.

Una sollecitazione determinata dalla particolarità della popolazione assistita, privata dalla libertà di scelta individuale ma non del diritto costituzionale alla tutela della salute. Ciò anche in considerazione della carenza di professionisti medici che come ovvio si verificherà prima sui settori meno attrattivi per i professionisti.

Per Anelli “serve con urgenza un monitoraggio”.

L’obiettivo è “comprendere come il diritto alla Salute sia tutelato specie nei confronti di cittadini a cui è stata limitata ogni forma di libertà”.

Da qui l’invito rivolto alle forze politiche e parlamentari ad avviare indagini conoscitive sullo stato di tutela dei diritti, specie quello alla salute, dei carcerati.

“Chiediamo inoltre al Ministro della Salute Giulia Grillo un incontro urgente per instaurare un dialogo sui fabbisogni dell’area della Medicina penitenziaria. Non si tratta di un’opera di carità – conclude Anelli – ma di rispetto di prerogative costituzionali incomprimibili”. Prerogative “che lo Stato ha il dovere di garantire, anche attraverso i suoi organi sussidiari, quali gli Ordini delle professioni sanitarie”.

 

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