Rinvio a giudizio per una ginecologa e una dottoressa dell’ospedale di Messina, accusate del decesso di un bimbo morto dopo quattro giorni di vita
Due medici in servizio all’ospedale Papardo di Messina andranno a processo per il decesso di un bimbo morto dopo quattro giorni di vita. Sono accusati di diverse le negligenze, a partire dal fatto di non aver optato per un parto cesareo, in considerazione del peso del nascituro.
Il fatto risale al 2017. La mamma – come ricostruisce Messina Today – era stata ricoverata alla 39esima settimana, dopo un via vai dal nosocomio del capoluogo di provincia siciliano iniziato all’ottavo mese di gravidanza, per via di problemi legati al diabete gestazionale.
Il 17 settembre la donna era stata portata in sala parto in seguito alla rottura delle acque. In base alla testimonianza del marito, presente durante il travaglio, il bimbo sarebbe rimasto incastrato mentre il personale sanitario tentava di estrarlo. Quindi era venuto alla luce – gonfio e nero – con un peso di oltre 4 chili e 700 grammi.
Il piccolo era poi stato trasferito al Policlinico di Messina per un trattamento ipotermico, giungendovi in condizioni definite già “gravi.
A distanza di quattro giorni, però, era deceduto, stroncato, in base a quanto certificato dalla struttura sanitaria, da un “arresto cardiocircolatorio e respiratorio consecutivo ad encefalopatia ipossica-ischemica prodotta da ipossiemia fetale acuta e verosimilmente aggravatasi in corso di parto distocico (distocia di spalla)”.
I genitori hanno quindi deciso di rivolgersi alla magistratura per fare chiarezza sull’accaduto e verificare eventuali responsabilità dell’equipe che aveva eseguito il parto, nonché del ginecologo di famiglia.
La Procura ha disposto l’apertura di un fascicolo sul caso, con l’ipotesi di reato di “responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario”. L’inchiesta è sfociata nella scorse ore nel rinvio a giudizio di due dei cinque indagati. Si tratta, nello specifico, del medico che aveva seguito la mamma durante tutta la gravidanza e di una dottoressa presente in sala parto. La parola ora spetta dunque al Tribunale. L’udienza è stata fissata per il 19 febbraio.
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