Condannato alla reclusione il datore di lavoro per l’infortunio del dipendente che subiva una amputazione dell’arto superiore.

Condannato alla reclusione di un mese il datore di lavoro per l’infortunio occorso a un suo dipendente (Cassazione penale, sez. IV, dep. 19/01/2022, n.2188.).

Il Tribunale di Bergamo ha condannato alla pena della reclusione di 1 mese il datore di lavoro per inosservanza degli obblighi di sicurezza sul luogo di lavoro.  La Corte di Appello di Brescia, riformava la decisione limitatamente al trattamento sanzionatorio, riducendo la pena a mesi uno di reclusione e sostituendola con la corrispondente pena pecuniaria di Euro 7.500,00 di multa.

Confermata, pertanto, anche in secondo grado, la responsabilità dell’imputato per avere cagionato l’amputazione delle falangi della mano sinistra del suo dipendente, per colpa generica e inosservanza di norme in materia di sicurezza sul lavoro.

In sintesi viene contestata la omessa programmazione della pressa per lo stampaggio di materie plastiche in modo che gli estrattori agissero solo a cancello chiuso, e la omissione di adeguata informazione e di attrezzi idonei.  

La Corte di Appello di Brescia, nel riformare la decisione di primo grado limitatamente all’aspetto sanzionatorio, ha ritenuto provato che la macchina potesse essere regolata, a seconda delle necessità, in modo che il movimento degli estrattori avvenisse a cancello chiuso, oppure a cancello aperto.

Nonostante il lavoratore non avesse seguito le istruzioni, pensando che la macchina funzionasse come la settimana precedente, la Corte ha ritenuto che l’infortunio si fosse verificato a causa di un deficit di informazione in merito ai rischi.

La Corte d’Appello, in sintesi, ha accollato al datore di lavoro una insufficiente valutazione del rischio, desumibile dal fatto che solo dopo l’infortunio tale rischio fosse stato preso effettivamente in esame mediante adeguamento della postazione di lavoro e utilizzo di robot per la presa dei pezzi.

Preliminarmente gli Ermellini evidenziano l’estinzione del reato per prescrizione.

In presenza di una causa di estinzione del reato il Giudice è legittimato a pronunciare sentenza di assoluzione soltanto nei casi in cui le circostanze idonee ad escludere l’esistenza del fatto, la commissione del medesimo da parte dell’imputato e la sua rilevanza penale, emergano dagli atti in modo assolutamente non contestabile, cosi che la valutazione che il Giudice deve compiere al riguardo appartenga più al concetto di constatazione, ossia di percezione ictu oculi, che a quello di apprezzamento e sia quindi incompatibile con qualsiasi necessità di accertamento o di approfondimento.

Nel caso in esame, considerata l’assenza di elementi univoci dai quali possa trarsi, senza necessità di approfondimento critico, il convincimento di innocenza dell’imputato, viene applicata la causa estintiva.

Pertanto, la sentenza impugnata viene annullata senza rinvio per essere il reato estinto per prescrizione.

La redazione giuridica

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