Inviate ai medici di medicina generale indicazioni dettagliate per sostenere l’impegno nei confronti di chi si trova in isolamento volontario o quarantena per sospetto contagio da Covid-19

“Affrontare l’emergenza Coronavirus significa anche e soprattutto fornire indicazioni chiare, sintetiche ma anche molto operative per risolvere i problemi di tutti i giorni in relazione ai pazienti in isolamento volontario o posti in quarantena”. Così il segretario generale FIMMG Silvestro Scotti sull’invio a tutti i medici di medicina generale di “un flow chart basato sulle linee guida emesse da tutti i soggetti istituzionali preposti”. Un’iniziativa volta ad aiutare i camici bianchi nella gestione dell’emergenza legata al virus Covid-19 sia sotto il profilo assistenziale, sia nella definizione dei comuni adempimenti amministrativi.

“Ma ora – sottolinea – è imperativo che ogni Regione definisca chiari protocolli di relazione tra la medicina generale e i Servizi di igiene e sanità pubblica”.

L’impegno è rivolto ai casi con pazienti posti in isolamento volontario o quarantena. Quindi a quei pazienti che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Comuni italiani con trasmissione locale o in zone a rischio identificate dall’OMS; persone che che hanno l’obbligo informare i medici della medicina generale. A loro, sempre attraverso un contatto telefonico, il medico di medicina generale deve “somministrare” una scheda valutazione rischio Covid-19.

“FIMMG – prosegue Scotti – sarà vigile e pronta a sollecitare le Regioni affinché si creino dei percorsi chiari e diretti tra i medici di medicina generale e i Servizi di igiene e sanità pubblica”.

Le linee guida prevedono che se il paziente è sintomatico il medico di medicina generale deve attivare il 112 o il 113 o il numero verde regionale. E con questa procedura termina l’azione del medico di medicina generale nei confronti di quel paziente. Nel caso di un paziente asintomatico, il medico di medicina generale è tenuto a comunicare i dati del paziente al Servizio di igiene e sanità pubblica (SISP) competente.

“A quel punto – spiega Scotti – è l’operatore SISP a chiamare il paziente e assumere informazioni utili a confermare la sorveglianza sanitaria in isolamento fiduciario”. Di qui in poi si procede, con la sorveglianza attiva. 

L’operatore SISP, se viene avviata la sorveglianza, informa il paziente delle misure da adottare, di come adottarle e anche del perché è importante rispettare il protocollo. In questo caso è previsto un isolamento per 14 giorni, il divieto contatti sociali, il divieto spostamenti o viaggi e l’obbligo di essere sempre raggiungibile.

L’operatore SISP comunica lo stato di sorveglianza attiva e isolamento fiduciaria al medico di medicina generale e, nel caso di un lavoratore in età lavorativa, anche all’INPS e al datore di lavoro (se necessaria certificazione INPS). Sarà il medico di medicina generale ad inviare una certificazione redatta sulla base delle indicazioni fornite dall’INPS che ha esonerato in questi casi, di gestione condivisa con il SISP, il medico di medicina generale da una visita in presenza.  

L’operatore SISP deve sempre accertare l’assenza di febbre o altri sintomi del soggetto e dei familiari e lo fa con telefonate giornaliere che garantiscano la sorveglianza, l’isolamento e il monitoraggio delle condizioni cliniche. Nel caso della comparsa di sintomi l’operatore SISP, dopo aver consultato il medico di medicina generale, procede ad attivare i numeri di emergenza. “Un percorso molto dettagliato – conclude Scotti – che in questa fase è essenziale, perché i medici sul territorio sono chiamati a risolvere problemi molto concreti nel modo più sicuro”.

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