Presentata dall’Autorità la Relazione sull’attività svolta lo scorso anno in materia di protezione dei dati personali

L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha presentato la Relazione sull’attività svolta nel 2019 illustrando i diversi fronti sui quali è stato impegnato il Collegio nel corso dell’anno di proroga del suo mandato, caratterizzato in questi ultimi mesi dall’impatto determinato dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19 su tutti i settori della vita nazionale.

La necessità di assicurare un corretto trattamento dei dati – in particolare di quelli sulla salute – e il rispetto dei diritti delle persone, ha visto l’Autorità impegnata nel fornire pareri e indicare misure di garanzia riguardo alla app “Immuni”; all’effettuazione dei test sierologici; alla raccolta dei dati sanitari di dipendenti e clienti; alla ricetta elettronica; alla sperimentazione clinica e alla ricerca medica; all’attivazione dei sistemi di didattica a distanza; al processo penale e amministrativo da remoto.

Il 2019 poi ha visto una serie di interventi centrati innanzitutto sulle rilevanti novità introdotte dal Regolamento Ue e sulle grandi questioni legate alla tutela dei diritti fondamentali delle persone nel mondo digitale: in particolare, le implicazioni etiche della tecnologia; l’economia fondata sui dati; le grandi piattaforme; i big data; l’intelligenza artificiale e le problematiche poste dagli algoritmi; la sicurezza dei sistemi e la protezione dello spazio cibernetico; la pervasività delle diverse forme di controllo e sorveglianza; il ricorso sempre più diffuso ai dati biometrici; la monetizzazione delle informazioni personali; le fake news; l’Internet delle cose; il revenge porn.

Sul fronte delle violazioni dei dati on line e sui rischi di profilazioni occulte l’anno trascorso ha registrato la sanzione di 1 milione di euro applicata a Facebook per le violazioni emerse nell’ambito dell’istruttoria relativa all’ormai nota vicenda “Cambridge Analytica”, che ha interessato anche cittadini italiani.

Sul fronte cybersecurity e sulla scarsa attenzione alle misure di sicurezza da parte di pubbliche amministrazioni, imprese e piattaforme on line, l’Autorità ha proseguito l’attività di vigilanza e intervento, anche a seguito di casi di particolare gravità. Significativo a questo proposito il numero dei data breach notificati nel 2019 al Garante da parte di soggetti pubblici e privati: 1443.

E’ proseguito il lavoro svolto per assicurare la protezione dei dati on line, in particolare riguardo ai possibili rischi connessi all’uso degli assistenti digitali, installati sui nostri smartphone o presenti nelle nostre case. Per contrastare il fenomeno del cyberbullismo è stato stipulato un protocollo d’intesa con alcuni Co.Re.Com. con l’obiettivo di rafforzare il sistema di tutele e attivare una rete di intervento tempestiva e coordinata a protezione delle giovani vittime.

Il Garante ha inoltre fornito indicazioni su come difendersi dai software dannosi, in particolare dai ransomware, i programmi informatici che prendono “in ostaggio” un dispositivo elettronico (pc, tablet, smartphone, smart tv per poi chiedere un riscatto (ransom, in inglese) per “liberarlo”. Una minaccia, questa, particolarmente pericolosa nell’epoca del Covid-19 che ha portato molte più persone e per molto più tempo ad essere connesse online.

Nel 2019 si è rafforzata ulteriormente l’attività a tutela del diritto all’oblio e si è sviluppato il confronto in ambito internazionale riguardo ad una sua protezione al di là dei confini europei.

Nel mondo del lavoro il Garante ha definito le garanzie per la raccolta delle impronte digitali dei dipendenti pubblici a fini di lotta all’assenteismo e ha fissato le regole per l’uso delle nuove tecnologie, con particolare riguardo al controllo dei lavoratori e alla gestione della posta elettronica.

Nel settore della giustizia l’Autorità ha proposto misure per assicurare maggiori garanzie nell’uso dei captatori informatici (trojan) a fini investigativi e ha segnalato al Ministro della Giustizia la necessità di una riforma organica per questi strumenti di indagine particolarmente invasivi, anche per limitare i gravi rischi di un loro uso distorsivo emersi da ultimo nel caso “Exodus”.

Nel settore della sanità il Garante è intervenuto a dare chiarimenti  a cittadini, medici, asl e soggetti privati, sulle novità introdotte dal Regolamento Ue e dalla normativa nazionale.

Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, il Garante ha richiamato le amministrazioni a rispettare canoni di proporzionalità e a contemperare obblighi di pubblicità degli atti e dignità delle persone. Ha fissato precise regole per l’esercizio del diritto di accesso civico e ha chiesto più tutele per chi denuncia illeciti con lo strumento del “whistleblowing”.

Per il nuovo censimento permanente l’Autorità ha chiesto garanzie per rafforzare la tutela dell’ingente mole di informazioni raccolte, in particolare migliorando le tecniche di pseudonimizzazione dei dati.

Sul fronte del sistema della fiscalità, l’Autorità ha chiesto tutele per evitare trattamenti sproporzionati dei dati personali dei contribuenti e misure di sicurezza per l’accesso all’archivio dei rapporti finanziari per l’Isee precompilato. Per il sistema di fatturazione elettronica è stata ribadita la necessità di garantire la proporzionalità e la selettività nella memorizzazione dei dati dei contribuenti. Sono state fissate inoltre le garanzie per i processi automatizzati ai fini della lotta all’evasione fiscale e sono state stabilite le regole per l’avvio della cosiddetta “lotteria degli scontrini”.

In ambito welfare il Garante ha chiesto di rendere conforme il meccanismo di riconoscimento, erogazione e gestione del reddito di cittadinanza alla normativa europea, evitando il monitoraggio troppo invasivo sulle scelte di consumo individuali e assicurando la selettività degli accesi a informazioni relative a fasce deboli della popolazione.

Sul versante della tutela dei consumatori l’Autorità è intervenuta contro il telemarketing aggressivo con l’applicazione di pesanti sanzioni (una di 27,8 milioni di euro e un’altra di 11,5 milioni di euro) ad operatori che hanno utilizzato i dati degli abbonati senza il loro consenso. Sono state varate nuove regole a tutela dei consumatori censiti nei sistemi di informazione creditizia, per rispondere alle sfide della digital economy e imporre trasparenza sul funzionamento degli algoritmi.

Per quanto riguarda i numeri, nel 2019 sono stati adottati 232 provvedimenti collegiali.

L’Autorità ha fornito riscontro a oltre 8.000 reclami e segnalazioni riguardanti, tra l’altro il marketing telefonico; la sanità; il credito al consumo; la sicurezza informatica; il settore bancario e finanziario; il lavoro; gli enti locali.

I pareri resi dal Collegio su atti regolamentari e amministrativi sono stati 46 ed hanno riguardato l’attività di polizia e sicurezza nazionale; il casellario giudiziale; la digitalizzazione della Pa; le misure contro l’assenteismo e la raccolta delle impronte digitali dei dipendenti pubblici; il testamento biologico; il reddito di cittadinanza; la riforma del Registro pubblico delle opposizioni; il “bonus cultura”; il “whistleblowing”; l’istruzione; la procreazione assistita.

33 sono stati i pareri resi ai sensi della normativa sulla trasparenza. Le comunicazioni di notizie di reato all’autorità giudiziaria sono state 9 e hanno riguardato l’inosservanza dei provvedimenti del Garante, la falsità nelle dichiarazioni e notificazioni al Garante e un caso di accesso abusivo ad un sistema informativo e telematico. Le ordinanze-ingiunzione sono state 36.

Le ispezioni effettuate nel 2019 sono state 147. Gli accertamenti, svolti anche con il contributo del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di finanza, hanno riguardato numerosi settori, sia nell´ambito pubblico che privato. Per quanto riguarda il settore privato le ispezioni si sono rivolte principalmente ai trattamenti effettuati da società di intermediazione finanziaria; da istituti bancari (con particolare riferimento ai flussi di dati verso l’anagrafe dei conti correnti); da società che svolgono attività di marketing e fidelizzazione (anche con riferimento alla profilazione dei clienti). Per quanto riguarda il settore pubblico l´attività di verifica si è concentrata sul Sistema statistico nazionale (Sistan), sullo Spid, sui software per la gestione del “whistleblowing” e sulle banche dati di rilevanti dimensioni.

Per quanto riguarda l’attività di relazione con il pubblico si è dato riscontro a oltre 15.800 quesiti, che hanno riguardato, in maniera preponderante, gli adempimenti connessi all’applicazione del Regolamento Ue, seguiti dalle questioni legate alle telefonate, mail, fax e sms promozionali indesiderati; a Internet; al rapporto di lavoro pubblico e privato; alla videosorveglianza; alle centrali rischi private; ai dati bancari.

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