La Procura, in base alle conclusioni della consulenza tecnica, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per un medico del Pronto soccorso e un medico radiologo

La Procura di Teramo ha chiesto il rinvio a giudizio per un medico del Pronto soccorso e un medico radiologo, entrambi in servizio due anni fa presso l’Ospedale di S. Omero a Teramo. L’accusa mossa nei loro confronti è di omicidio colposo per la morte di un giovane di 14 anni, deceduto ad aprile 2015 all’Ospedale di Giulianova, dove era arrivato in condizioni disperate dopo essere stato dimesso dal nosocomio della Val Vibrata.
I due camici bianchi rischiano il processo in quanto, secondo l’ipotesi del Pubblico ministero, non avrebbero eseguito un corretto monitoraggio e un’adeguata valutazione del quadro clinico del paziente, diagnosticandogli una polmonite quando era invece in corso una dissezione aortica. Nel registro degli indagati era finito anche un medico dell’Ospedale di Giulianova, ma la perizia disposta dalla Procura avrebbe escluso nel suo caso qualsiasi responsabilità, conducendo la Procura a richiedere l’archiviazione del procedimento a suo carico.
L’esame peritale, al contrario, avrebbe evidenziato le pesanti responsabilità dei due sanitari dell’Ospedale teramano. Secondo gli esperti, infatti, con un corretto iter diagnostico la rottura dell’aorta così come avvenuta non si sarebbe quasi certamente verificata e il ragazzo, con tutta probabilità, si sarebbe salvato.
In particolare il medico del pronto soccorso che prese in carico il quattordicenne avrebbe sottovalutato la sintomatologia riferita, oltre che le risultanze radiologiche, imputandoli a una presunta polmonite che, sempre secondo i consulenti sarebbe una patologia incompatibile con quegli aspetti clinici. Il camice bianco non avrebbe inoltre valutato la  possibile natura cardiovascolare del problema non rispettando così le linee guida relative alla diagnosi differenziale. Il medico radiologo, invece, avrebbe male interpretato il radiogramma, formulando un referto incompleto. I periti del Tribunale ritengono pertanto sussistente il nesso di causalità materiale tra il presunto errore diagnostico e la dissezione dell’aorta.
 
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