Secondo i dati del Piano nazionale esiti, c’è stata una netta diminuzione dei parti cesarei, che sono scesi a un quarto del totale dei parti

In base ai dati del Piano nazionale esiti, c’è stata una netta diminuzione dei parti cesarei. E scendono per la prima volta dopo molto tempo.
In Italia, non erano mai scesi sotto la soglia del 25 per cento. Il dato è simbolico e ancora distante dal 15 per cento richiesto dall’Oms ma indica comunque una tendenza al miglioramento.
Questo poiché l’uso della chirurgia dovrebbe essere limitato solo ai casi nei quali è strettamente necessaria. Nel 2004 nelle maternità italiane chirurgia veniva usata nel 37 per cento delle nascite, nel 2010 nel 29 per cento.

Questa diminuzione dei parti cesarei, dunque, è segno di un trend positivo che il piano nazionale esiti curato da Agenas, l’agenzia sanitaria delle Regioni, per il ministero alla Salute, ha salutato con soddisfazione.

Il lavoro per il 2016 valuta 166 indicatori, che hanno a che fare proprio con gli esiti delle cure ospedaliere ma anche con i volumi di attività.
“I dati di quest’anno – commenta Francesco Bevere, direttore generale di Agenas – confermano che gli strumenti di analisi, valutazione e monitoraggio, come il Pne, sono essenziali per rafforzare lo stato di salute del sistema sanitario nazionale”.
Certo, tra le Regioni italiane permangono enormi differenze. Ma qualcosa si muove.
Riguardo al cesareo, si stima che nel 2016 lo abbiano fatto a 13.500 donne in meno rispetto al 2015. “Ma si conferma il dato di una forte eterogeneità interregionale e intra-regionale – prosegue Bevere – a sottolineare come l’intervento sui processi culturali, clinici e organizzativi debba essere portato avanti, anche se ci sono chiari segnali di contrasto all’erogazione di prestazioni inefficaci o chiaramente dannose”.
In ogni caso, fa notare Mario Braga di Agenas, il sistema nel suo complesso è migliorato.
“L’impatto della crisi economica – afferma Braga – faceva temere in peggioramento dell’assistenza, che non si è verificato. Vediamo una riduzione del divario nord-sud ma in alcuni casi le differenze sono inaccettabili”.
 
 
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1 commento

  1. AGENAS…INDICATORI… dovrebbe pubblicare anche il numero dei parti operativi con ventose e di quanto è aumentato al calo dei cesarei, spiegare l’aumento delle incontinenze nelle donne e vedere se vi è relazione con il tipo di parto e perché sono in aumento i problemi uroginecologici, riportare quante donne dopo un parto traumatico fatto per evitare un cesareo presentano incontinenza anale, urinaria e un dpts, sempre che raccolgano i dati, dovrebbero riportare l’abuso che si fa dell’ episiotomia, delle kristeller, delle induzioni . Invece ci si concentra solo sul cesareo , sebbene l’OMS dice di badare al bene della salute anche della donna oltre che del feto prima di mirare alla riduzione del cesareo, fraintendimento tutto italiano, o forse si pensa che una donna resa incontinente e con un dpts é in salute. La violenza ostetrica di cui tanto si parla e sopratutto negare un cesareo dove vi è indicazione trasformandolo in operativo con ventosa, kristeller, episiotomia, abuso di ossitocina, ossia pacchetto completo, per raggiungere obiettivi che poco hanno a che fare con il benessere madre feto.
    Ricordi di un tempo antico !? ……Arduini 2003…”Il nostro Paese presenta la piu bassa percentuale di applicazione di forcipe e ventosa in tutta Europa. Se si sommano le percentuali di utilizzo di forcipe e ventosa in Europa al dato dei parti distocici si rileva un numero inferiore di tagli cesarei ma il numero di parti distocici resta invariato. In Europa la distocia si pone intorno al 34-35 per cento; alcuni la risolvono utilizzando il forcipe e il taglio cesareo, altri utilizzando la ventosa e il taglio cesareo; in Italia invece si risolve quasi esclusivamente con il taglio cesareo.Se non si vogliono parti distocici si deve pagare un costo che puo` essere rappresentato vuoi dal taglio cesareo vuoi dall’utilizzo del forcipe.La scelta adottata dall’Italia e` stata comunque pagante: nei primi anni Ottanta l’Italia era penultima in Europa, seguita solo dal Portogallo; nel 2000 l’Italia è arrivata ad essere prima in Europa, superando i Paesi della Scandinavia…”
    “….. avvalora quanto rilevato dal professor Arduini. In altre parole, si tratta di un campo in cui non si deve mai ricercare un target numerico positivo, perché l’obiettivo
    e` solo aumentare la sicurezza del parto….”
    Senato della Repubblica XIV Legislatura –2– 12ª Commissione 3º Resoconto Sten.(29 ottobre 2003)

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