embrione-editing-genetico-responsabile-civile

La tecnologia di ‘taglia e incolla’ molecolare che ha aperto una nuova frontiera nella lotta alle malattie attraverso la modifica del genoma non dovrebbe essere utilizzata per operare su embrioni umani destinati a dare origine a una gravidanza, anche se questo ‘paletto’ non deve precludere la possibilità di studi in laboratorio.

E’ l’indicazione degli scienziati riuniti a Washington per il primo summit internazionale sull’editing genetico umano (1-3 dicembre), promosso congiuntamente dalle Accademie americane di scienza e medicina e dalle omologhe britannica e cinese.

Nel documento finale, redatto da un comitato di 12 membri, gli esperti avvertono che molti problemi tecnici ed etici devono essere risolti prima di imbarcarsi nell’avventura dell’editing germinale (su cellule che si sviluppano in ovuli e spermatozoi, o in un embrione), pur con l’obiettivo di eliminare una patologia ereditaria da un embrione e impedire che venga trasmessa alla progenie.

«Sarebbe irresponsabile – si legge nello statement riportato da ‘Nature’ – procedere con qualsiasi uso clinico di editing della linea germinale, a meno che e fino a quando i rilevanti problemi di sicurezza ed efficacia non siano stati risolti, e non si arrivi a un ampio consenso sull’appropriatezza dell’applicazione proposta».

Applicazioni concrete a parte, il gruppo di scienziati si ferma a un passo dal chiedere un bando sull’editing genetico degli embrioni umani e delle cellule germinali anche nella ricerca di base: “Non vogliamo chiudere la porta a questa idea per sempre”, spiega infatti la biochimica Jennifer Doudna dell’Università della California di Berkeley.

Oltre all’invito a non usare l’editing genetico su cellule germinali, perché le correzioni effettuate sarebbero trasmesse alle generazioni successive, il panel lancia anche un monito sull’impiego di questa tecnologia su cellule non riproduttive già completamente differenziate. Gli scienziati raccomandano infatti uno sviluppo cauto delle applicazioni mediche della procedura anche quando i cambiamenti genetici prodotti non possono essere trasmessi alla prole: per esempio la correzione di mutazioni all’origine di malattie come l’anemia falciforme, o la modifica di cellule immunitarie per colpire il cancro.

Su questi temi il mondo scientifico resta comunque combattuto e rimangono nodi da sciogliere. Durante il summit, alcuni eticisti e scienziati hanno espresso timori sulla possibilità che anche alterando embrioni non destinati all’impianto si apra la strada a modifiche della linea germinale. E alcuni altri si sono detti preoccupati che l’opposizione pubblica alla ricerca sugli embrioni possa causare una reazione contro l’uso dell’editing genetico come futura, possibile terapia.

Ma altri ancora hanno osservato che un divieto totale alla ricerca sugli embrioni sarebbe irrealistico: «Anche se alcuni ricercatori accettassero di astenersi dall’editing sugli embrioni, o se alcuni Paesi lo vietassero completamente – fa notare George Curch, genetista dell’Harvard Medical School di Boston – questi studi verrebbero portati inevitabilmente avanti in luoghi con minori garanzie di controllo». (adnkronos)

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui