I camici bianchi sono accusati del decesso di un paziente di 81 anni, morta per l’errato dosaggio di un farmaco nel 2018 a Ravenna

Il Gip di Ravenna ha condannato, in abbreviato, due medici, rispettivamente a 8 e 6 mesi, in relazione al decesso di una paziente di 81 anni, morta nel maggio del 2018 per l’errato dosaggio di un farmaco. Alla signora, ricoverata per un’infezione urinaria, sarebbe stata somministrata quotidianamente, per 13 giorni, la dose di un medicinale che avrebbe invece dovuto assumere in una settimana.

I camici bianchi, secondo l’ipotesi accusatoria riportata dal Resto del Carlino, avrebbero “disatteso clamorosamente” le prescrizioni terapeutiche domiciliari già indicate nei tempi di somministrazione e nei dosaggi dal medico curante, prima dell’ospedalizzazione per curare un’artrite reumatoide.

Alla degente sarebbero quindi state somministrate dosi massicce di ’Methotrexate 2,5 mg’: anziché tre compresse a settimana, tre al dì per 13 giorni, per un totale di 39.

Una terza dottoressa, invece, è stata rinviata a giudizio e ha scelto il rito ordinario davanti al Giudice monocratico. A quest’ultima, la perizia depositata al gup dal consulente incaricato, addebita un grossolano errore nell’effettuare la prima prescrizione terapeutica.

Il Giudice, inoltre – riferisce sempre il Resto del Carlino – ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura perché valuti le posizioni del primario del reparto, del direttore sanitario e di alcune infermiere che ebbero in cura la paziente.

Il perito avrebbe evidenziato, infatti, anche l’omissione degli infermieri, che non avrebbero valutato come sbagliata la prescrizione, segnalando la condotta dei medici che seguirono il caso, senza rivalutare clinicamente la paziente, nonostante la variazione del quadro clinico.

In corso di indagine, una prima consulenza era arrivata a conclusioni leggermente diverse e più favorevoli alla difesa. In particolare, posto che il personale sanitario avrebbe dovuto accorgersi che la donna non stava bene a causa di quelle somministrazioni in eccesso, la situazione sarebbe stata già compromessa quando i due imputati visitarono la paziente, difettando così il nesso causale tra la loro condotta e il decesso. In base alla seconda consulenza, invece, in quel frangente l’anziana si sarebbe ancora potuta salvare.

La vicenda è oggetto anche di un procedimento in sede civile.

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