Da un’indagine la situazione attuale nel nostro paese: pochi centri pubblici disponibili (tutti al centro-nord) e limitate possibilità di accoglienza

La fecondazione eterologa in Italia? Per le coppie con problemi di fertilità, al momento, gli unici ospedali pubblici (con sola richiesta di pagamento di un ticket) a cui rivolgersi sono a Firenze, Pordenone, Bologna e in poche altre piccole realtà, ma tutte concentrate nel Centro-Nord Italia; si tratta sempre, però, di strutture che non hanno grandi possibilità di accoglienza, dove le liste d’attesa sono molto lunghe e, soprattutto, sono tutti  lunghe liste di attesa.

Tra le realtà elencate non c’è Roma, perché gli unici tre centri accreditati della Regione Lazio, di fatto non sono ancora partiti, mentre sono numerosi i centri privati: “Auspichiamo di poterlo fare presto – evidenzia Rocco Rago, responsabile del centro Pma dell’ospedale Sandro Pertini – ma la problematica è legata alla donazione: sia in termini organizzativi, perché l’azienda deve farsi carico delle procedure di selezione dei donatori, sia perché deve essere un atto volontario e su questo non c’è informazione. Credo che la Regione debba individuare un unico centro di riferimento regionale per l’eterologa, in modo da concentrare risorse ed expertise”.

Stesso discorso per la Lombardia, altra regione “big”: nell’assistenza pubblica, su questo fronte, per il momento il vuoto è totale.

Sono i dati di una indagine che è stata condotta dall’Adnkronos Salute e nella quale si delinea una mappa della fecondazione eterologa in Italia. Bisogna ricordare, che prima della sentenza della Corte costituzionale che smontava l’ennesimo pezzo della Legge 40, questa pratica, che prevede il ricorso a gameti femminili o maschili esterni alla coppia, era vietata in Italia. Tra i primi ad attrezzarsi, ovviamente, i centri privati.

Secondo l’indagine, il centro pubblico che ha svolto ad ora il maggior numero di cicli di fecondazione è quello di Firenze, tra le prime strutture pubbliche ad aprirsi a questa pratica. A fare un conto è la direttrice del Centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Careggi, Elisabetta Coccia, “da settembre 2014 le coppie totali visitate sono state 1.503, mentre da giugno 2015 ad aprile 2016 sono stati effettuati 210 cicli. Abbiamo 21 coppie in attesa di conoscere l’esito della fecondazione, 50 gravidanze in evoluzione di cui 8 gemellari e già 7 nati. Di queste 7 gravidanze, 5 bambini sono nati da eterologa femminile e 2 da eterologa maschile”. La lista di attesa per chi vuole tentare questo percorso è però di “un anno e 5 mesi”.

Tra gli altri punti di riferimento, si spiega ancora nell’indagine, è l’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Lo spiega Francesco Tomei, responsabile del reparto S.S. di Fisiopatologia della Riproduzione umana e banca del seme: “Siamo attivi da 3-4 mesi grazie a un accordo con una banca estera di gameti e, a livello regionale, in Regione abbiamo eseguito 60 cicli in tutto, con buoni risultati. Fra le ultime 12 coppie trattate abbiamo ottenuto 7 gravidanze. I pazienti arrivano soprattutto dal Friuli, perché per il resto abbiamo accordi di rimborso solo con Lazio e Marche. Dal Lazio, in particolare, sono giunte 5 coppie in un mese”. La lista d’attesa in questo caso è più limitata: al massimo 6 mesi.

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