Per il consulente tecnico sussisterebbe “un valido rapporto causale tra l’attività lavorativa svolta” dal militare e la forma tumorale rara che lo ha condotto al decesso

Si è aperta a Brescia la causa civile intentata nei confronti di Ministero della Difesa e Aeronautica dai familiari di un giovane maresciallo, morto nel 2005, all’età di 32 anni, per una forma tumorale rara.

Come riporta l’edizione bresciana del Corriere, il ragazzo avrebbe svolto, dal 2001 al 2004, una serie di esercitazioni in un Poligono sperimentale e di addestramento interforze in Sardegna, in qualità di operatore missilistico. Durante i suoi anni di addestramento il militare avrebbe infatti lavorato a contatto con munizioni e ordigni di vario genere, come raccontato dal fratello, e nel 2004 gli era stato diagnosticato un mioplasma al cervello, che nel giro di un anno lo ha portato al decesso.

In base a una consulenza tecnica realizzata su disposizione del Tribunale per valutare la “potenziale esposizione a fattori (radiazioni ionizzanti) implicati nell’insorgenza del glioblastoma”, sussisterebbe “un valido rapporto causale tra l’attività lavorativa svolta” e l’insorgenza del glioblastoma cerebrale ad alto grado responsabile del decesso”. In altri termini la patologia potrebbe essere riconducibile all’uranio impoverito presente nei proiettili.

I parenti, in seguito alla tragica scomparsa, dopo aver ricevuto il parere positivo del Ctu di Brescia, che ha condotto un accertamento tecnico-preventivo sul caso, ha deciso di procedere in sede giudiziaria.

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