Guardia medica rifiuta la visita a domicilio e si limita a dare consigli al telefono, condannato a sei mesi di reclusione

Se la guardia medica rifiuta la visita a domicilio può essere condannata per il reato di rifiuto di atti d’ufficio.
E’ questo ciò che è capitato ad un medico in servizio a Ragusa: è stato condannato a sei mesi di reclusione.
La Corte di Cassazione ha infatti confermato la condanna del medico con la sentenza n. 39428/2017, depositata dalla sezione feriale il 24 agosto.

La vicenda

Il medico era stato chiamato da un uomo che aveva chiesto ripetutamente il suo intervento a domicilio perché la moglie aveva dei fortissimi dolori all’addome.
Il medico, però, si era limitato a consigliare al telefono un farmaco, senza andare a visitare la paziente a casa.
Al pronto soccorso, alla donna veniva diagnosticata una colangite, con conseguente ricovero in chirurgia.

La condanna

Il medico, dopo essere stato condannato in primo e secondo grado dal Tribunale di Ragusa e della Corte di Appello di Catania, è ricorso in Cassazione.
Ma la Suprema Corte ha sentenziato che se la guardia medica rifiuta la visita a domicilio commette reato di rifiuto di atto d’ufficio, e pertanto ha confermato la sentenza di condanna.
Non ha evitato la condanna al medico la circostanza che la diagnosi ospedaliera avesse coinciso con la sua.
E, per gli Ermellini, non conterebbe nemmeno se le condizioni di salute del paziente si rivelassero poi non essere così gravi e il presidio ospedaliero non prescrivesse alcuna terapia.
Secondo la Corte di Cassazione, infatti, il rifiuto in quanto tale è da considerare un mero inadempimento dei doveri della guardia medica.
 
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