La ragazza, 26 anni, è stata investita e uccisa da un’ottantenne alla guida di un veicolo la cui luminosità dei fari non sarebbe stata a norma
Un anno e sei mesi di reclusione. E’ la pena (sospesa) patteggiata da un’ottantenne accusato della morte di una ragazza di 26 anni della provincia di Treviso, investita e uccisa il 12 gennaio del 2019.
Quel giorno, come ricostruisce la Tribuna di Treviso la giovane stava tornando a casa poco dopo le 18 quando aveva notato in mezzo alla strada un gufo, probabilmente ferito. Si sarebbe fermata per soccorrere l’animale, inserendo le 4 frecce e lasciando anche accesi i fari per segnalare il pericolo alle altre auto; quindi, avrebbe attraversato la strada ma mentre era intenta a sospingere il rapace verso il margine della carreggiata sarebbe stata falciata dall’automobile condotta dall’imputato, morendo sul posto prima dell’arrivo dei soccorritori.
L’anziano alla guida avrebbe dichiarato in seguito di non essersi reso conto della presenza della donna tanto che, come confermato anche dalle testimonianze degli altri automobilisti, non avrebbe neppure toccato il pedale del freno fino al momento dell’impatto.
La consulenza tecnica disposta dal Pubblico ministero titolare del fascicolo ha evidenziato che la luminosità dei fari della vettura guidata dall’ottantenne non fosse regolare per le norme previste dal codice della strada, in quanto opacizzati e con fascio luminoso insufficiente.
Nella sua relazione, il perito sottolinea come l’investitore non si sia reso conto della presenza della vittima sia a causa dell’inefficienza del fascio luminoso, sia – riporta la Tribuna di Treviso – per la scarsa attenzione riposta al proprio lato di strada, dove era presente la ragazza, e anche a quello opposto, dove l’auto ferma con le quattro frecce avrebbe dovuto fargli chiaramente percepire la presenza di un pericolo, stante la mancanza di impedimenti rilevati sulla carreggiata.
Il Giudice per l’udienza preliminare condannato inoltre l’anziano alla sospensione della patente di guida per la stessa durata della condanna. I familiari della vittima, nel frattempo, sono stati risarciti.
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