E per medici, veterinari e dirigenti sanitari del SSN molti dubbi e poche risorse

Se da un lato c’è una moderata soddisfazione per il finanziamento del Ssn fissato a 113 miliardi,  che pur lascia l’Italia all’ultimo posto tra i paesi del G7 ed al di sotto della media UE, dall’altro i sindacati di area medica denunciano la mancanza, nella legge di bilancio 2017, della promozione dello sviluppo delle risorse umane e della valorizzazione del personale della sanità, obiettivo annunciato a più riprese dallo stesso Ministro della Salute.

“Le parole ‘personale del Servizio Sanitario nazionale’ – rimarcano in una nota le sigle aderenti all’Intersindacale medica, veterinaria e sanitaria – ricorrono solo a proposito delle sbandierate assunzioni e/o stabilizzazioni di precari”.  Tuttavia, anche in questo caso rimane l’incertezza relativa a tempi e procedure, oltre all’esiguità negli stanziamenti, “largamente al di sotto degli aventi diritto e delle necessità delle dotazioni organiche, anche per rispettare le direttive europee”.

Anche il finanziamento disponibile per il CCNL, per i sindacati,  “rimane, di fatto, ancora simbolico, a dispetto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, che aveva promesso incrementi anche per valorizzare il merito”. La cifra stanziata sarebbe infatti insufficiente ad arrestare l’impoverimento e la demotivazione professionale dilagante oltre che a porre rimedio a condizioni di lavoro incompatibili con livelli retributivi inchiodati al 2010.

Nel sottolineare, inoltre,  la mancanza di previsione di strumenti concessi al settore privato, quali welfare aziendale e defiscalizzazione del salario di produttività, per contratti di prossimità, le associazioni evidenziano come si allontani “l’uscita reale da 7 anni di blocco contrattuale”.

“Nessuno si illuda – concludono i medici, veterinari e dirigenti del Ssn nella nota –  che rimarremo fermi dinanzi al tentativo di espellerci dalle politiche di bilancio, se non come camici nelle cui tasche affondare le mani, e additarci come capro espiatorio di fallimentari scelte per il SSN ed i nostri destini professionali. Il principio della legittima difesa vale anche per noi”.

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