I medici erano accusati di condotta negligente dopo aver praticato un taglio cesareo in una casa di cura del leccese; la paziente, colpita da una emorragia uterina post partum, perse la capacità di procreare, oltre a rischiare la vita

Assolti perché il fatto non sussiste. Due ginecologi sono stati scagionati da ogni responsabilità per i danni post partum subiti in una casa di cura da una donna delle provincia di Lecce a fine 2009. I due medici, nei cui confronti la pubblica accusa aveva chiesto una condanna di un anno e sei mesi ciascuno, erano accusati di lesioni personali colpose gravissime.

La paziente, dopo aver partorito aveva subito delle complicazioni legate a una grave emorragia, protrattasi per un arco temporale ci circa due ore e mezza, dovuta ad atonia uterina. La donna aveva rischiato di perdere la vita, oltre a dover essere sottoposta a un intervento di laparosterectomia totale, con conseguente perdita della capacità di procreare.

Secondo l’ipotesi accusatoria i due medici, dopo aver effettuato il taglio cesareo, avrebbero operato con negligenza e imperizia, omettendo di monitorare dovutamente il decorso operatorio e di annotare in cartella clinica le condizioni della neomamma; tale condotta avrebbe impedito di affrontare tempestivamente l’insorgere delle complicazioni nella paziente con un trattamento adeguato.

I legali della difesa, tuttavia, si sono avvalsi di riscontri medico legali che hanno portato a conclusioni opposte rispetto a quelle della perizia disposta dal Pubblico ministero. La consulenza di parte, in particolare, ha evidenziato come i due camici bianchi abbiano correttamente adottato tutte le procedure previste rispetto ai fatti contestati, senza che fosse possibile attribuire loro alcuna negligenza.

Le tesi difensive sono state accolte dal giudice monocratico del Tribunale di Lecce che ha disposto la chiusura del procedimento – nell’ambito del quale la presunta vittima si era costituita parte civile – con l’assoluzione piena degli imputati.

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