Il professionista, condannato per il decesso di una paziente morta nel 2011 per un melanoma maligno non diagnosticato, dovrà versare 72 mila euro all’Azienda sanitaria

Un medico chirurgo verserà 72 mila euro alla Asl che lo aveva chiamato in causa davanti alla Corte dei Conti per danno erariale dovuto a colpa medica grave. La cifra richiesta era inizialmente pari a 360 mila euro, ovvero la quota a carico dell’Azienda del risarcimento da 1,2 milioni liquidato ai familiari di una 20enne morta per un melanoma maligno non diagnosticato nel 2011 (la restante parte è stata pagata dalla compagnia assicuratrice del chirurgo). Il professionista – come riferisce il Tirreno – ha aderito alla definizione agevolata del giudizio pagando un importo pari al 20 per cento della pretesa iniziale.

In base a quanto ricostruito nel procedimento penale a carico del camice bianco – conclusosi con una condanna a otto mesi per omicidio colposo – la ragazza, dopo una visita dermatologica, era stata invitata a togliersi un neo sulla schiena. L’intervento era stato eseguito tramite diatermocoagulazione.

Il chirurgo, tuttavia, avrebbe omesso di disporre l’analisi del tessuto asportato. Dopo pochi mesi il neo era ricomparso assieme a “linfoadenopatie ascellari a sinistra”; solo allora era stata effettuata la biopsia e dagli accertamenti era emersa la presenza di “metastasi da melanoma”.

La paziente – riporta ancora il Tirreno – era stata sottoposta, quindi, a “exeresi di losanga di cute sul dorso e linfoadenectomia ascellare” ma, nonostante i successivi trattamenti con interferone, radioterapia e chemioterapia, non ce l’aveva fatta.

Secondo l’ipotesi accusatoria, accolta dai Giudici, il professionista avrebbe diagnosticato il neo come benigno omettendo di eseguire l’esame istologico. In tal modo, avrebbe “rimosso la sola parte del nevo eccedente in superficie senza estrarlo in profondità, consentendone così e favorendo la malattia secondaria al melanoma”. Se l’esame istologico del neo fosse stato eseguito, le cure per contrastare il melanoma sarebbero state immediate.

In sede civile la famiglia della vittima aveva originariamente chiesto un risarcimento di 3 milioni di euro. In seguito era stato raggiunto un accordo transattivo tra le parti sulla base di un importo pari a 1,2 milioni.

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