Chiuse le indagini sul caso della bimba di 4 anni morta per le complicazioni di un’otite nell’aprile del 2018. Degli iniziali 15 indagati le attenzioni della Procura si concentrano ora tutte sulla posizione della pediatra della piccola, accusata di aver ritardato la diagnosi e la successiva terapia per far fronte all’infiammazione
La Procura di Brescia ha chiuso nelle scorse ore le indagini sulla morte della bimba di 4 anni, morta per le complicazioni di un’otite nell’aprile del 2018. In base a quanto ricostruito l’infiammazione all’orecchio le aveva provocato un ascesso cerebrale e a nulla era valso un intervento per tentare di salvarle la vita.
Inizialmente la vicenda aveva visto l’iscrizione nel registro degli indagati di 15 persone, tra medici e operatori sanitari che avevano avuto in cura, a vario titolo, la paziente nelle strutture sanitarie in cui era stata assistita.
Ora le attenzioni si concentrano unicamente sulla pediatra della piccola, per la quale il Pubblico ministero – come riferisce il Giorno – si appresta a richiedere il rinvio a giudizio. Il magistrato titolare del fascicolo ha invece mandato gli atti al gip perché venga archiviata la posizione degli altri 14 indagati.
Secondo i consulenti della Procura, la dottoressa “a fronte della persistente sintomatologia algica, per 10 giorni”, avrebbe dovuto “impostare una antibioticoterapia e richiedere una visita otorinolaringoiatrica”.
A detta dei periti, come riportato nella loro relazione, “l’eventuale somministrazione per via orale di un comune antibatterico avrebbe implicato un repentino abbattimento della carica batterica e una ripresa clinica”.
In conclusione la condotta della professionista avrebbe determinato “uno sproporzionato ritardo diagnostico e terapeutico, il quale ha abbattuto pesantemente le probabilità di sopravvivenza della bambina”.
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