L’uomo era morto per soffocamento in ospedale, dove era giunto accompagnato dai parenti ancora cosciente ma con gravi difficoltà respiratorie  

“L’esito infausto è da attribuire al preesistente quadro patologico ed in particolare di quello del quadro respiratorio”. Con questa motivazione, il gip di Napoli ha archiviato la posizione di sette operatori sanitari, indagati nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di un 56enne morto per soffocamento all’ospedale San Paolo di Napoli nel maggio 2019.

L’uomo, affetto da bco, stava mangiando una pizza a casa della figlia, in compagnia di alcuni familiari. Era stato portato in ospedale cosciente ma con un grave senso di soffocamento e evidenti difficoltà respiratorie.  Sarebbe stato inizialmente assistito dalla dottoressa di turno la quale si sarebbe trovata nell’impossibilità di mettere in atto le manovre disostruttive della trachea agendo dall’esterno, per via della stazza dell’uomo. A quel punto sarebbe stata allertata con urgenza la rianimazione per l’arrivo di un anestesista al fine di intubare il paziente e praticare una tracheotomia di urgenza ma, una volta arrivato lo specialista, dopo alcuni minuti, per l’uomo non ci sarebbe stato più nulla da fare.

Secondo il magistrato inquirente non ci sarebbe stata alcuna negligenza nella gestione del paziente.

Nessuna imperizia, superficialità o distrazione da parte dei sanitari. Indagini e perizie – come riporta il quotidiano il Mattino – avrebbero accertato la correttezza del comportamento di tutti i medici e gli infermieri intervenuti.

Il paziente – sottolinea ancora il Gip – sarebbe andato in arresto circolatorio nei pochi minuti di attesa del rianimatore, “ma la non completa ostruzione delle vie aree non consente di ricondurre l’esito infausto alla mancata disostruzione delle stesse”.

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