Nella giornata di martedì 31 ottobre è stata pronunciata la sentenza per un neurochirurgo condannato per peculato a due anni

Per un neurochirurgo condannato per peculato, inizialmente il pm aveva chiesto una condanna a 4 anni.
Il giudice l’ha dimezzata assolvendo Vitale Ravelli per diversi capi di imputazione, ma confermando i 2 anni di reclusione per il neurochirurgo condannato per peculato.
Ravelli, 65 anni, in pensione dopo una lunga carriera nell’Azienda ospedaliera di Pisa, è stato condannato dai giudici. Nella requisitoria la pm Flavia Alemi aveva chiesto 4 anni addebitando al neurochirurgo condannato per peculato una serie di illeciti.
Questi andavano dall’aver visitato in privato senza autorizzazioni all’aver svolto attività di consulente per assicurazioni e Tribunali.
Il tutto, senza il consenso del datore di lavoro.
Non solo. Ravelli era accusato di essersi trattenuto la quota da versare all’Aoup per le visita intramoenia.
Gran parte di queste accuse non sono state accolte dal giudice nell’impianto prospettato dall’accusa come fatto in sé e per numero di episodi.

Inoltre, il neurochirurgo, per la stessa vicenda è stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti a risarcire all’Aoup 84mila euro come danno erariale.

Alle ipotesi di truffa e peculato, i finanzieri erano arrivati indagando nell’ambito di della “Operazione Intramoenia”, di rilievo nazionale.
Tale operazione era proprio finalizzata a scoprire eventuali violazioni nei rapporti di esclusiva tra medici e sistema sanitario nazionale.
Dalle indagine era emerso il notevole volume d’affari derivato dalle visite specialistiche negli studi medici privati “Galeno” di Castelfranco di Sotto dal 2008 al 2011 e “Salus” di Lucca dal 2008 al 2009.

A queste si sono poi aggiunte le visite specialistiche con esame di documentazione e relazione ad uso medico-legale.

L’inchiesta ha rilevato anche prestazioni professionali in qualità di Ctu nei Tribunali civili.
Ebbene, secondo la Corte dei conti il medico aveva violato il rapporto di esclusiva.
Con i suoi comportamenti ha dimostrato “la volontaria inosservanza degli obblighi di servizio correlati all’esclusività del rapporto di lavoro, da cui deriva la qualificazione della condotta come dolosa, resa palese e ostensiva dalla mancata comunicazione all’Azienda dell’apertura di una partita Iva e dalla mancata richiesta di autorizzazione”.
Pertanto, alla luce di tali circostanze, il gup Elsa Iadaresta ha letto il verdetto nei confronti del neurochirurgo condannato per peculato a due anni.
Il medico, assistito dall’avvocato Andrea Mannocci, aveva scelto di farsi giudicare con rito abbreviato.
Si attende ora il deposito delle motivazioni della sentenza.
 
 
 
 
 
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