I camici bianchi erano finiti nel mirino della Procura di Nocera Inferiore dopo la scomparsa di un giovane di Pagani, deceduto per una sepsi

Nessuna colpa medica per il decesso del giovane di Pagani, nel salernitano, morto per una sepsi all’ospedale di Nocera Inferiore nel maggio del 2017. Il Giudice per l’udienza preliminare ha prosciolto dalle accuse i due camici bianchi che erano stati iscritti nel registro degli indagati dalla locale Procura. Nello specifico gli avvisi di garanzia erano stati spiccati nei confronti di una guardia medica di Pagani e di un dottore in servizio al Pronto soccorso dell’Umberto I di Nocera.

L’accusa aveva avanzato l’ipotesi che i professionisti avessero sottovalutato le condizioni del paziente. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane, in preda a uno stato influenzale, si era rivolto telefonicamente alla guardia medica che gli aveva prescritto una terapia a base di tachipirina. Le sue condizioni, tuttavia, non erano migliorate. Anzi, era stato costretto a recarsi in ospedale dopo uno svenimento evitato dai familiari.

L’uomo, peraltro, nei giorni precedenti si sarebbe procurato una ferita sul lavoro ma, in quella circostanza, non avrebbe provveduto a farsi visitare.

Giunto in ospedale, il paziente avrebbe poi dovuto attendere diverse ore prima di essere ricoverato. In seguito le sue condizione sarebbero precipitate fino al sopraggiungere del decesso. La morte, in base a quanto appurato dall’autopsia, sarebbe da attribuire a una gravissima sepsi conclusasi con un quadro clinico di insufficienza multi organica.

Una tragedia che, secondo l’ipotesi accusatoria, forse si sarebbe potuta evitare se la gravità della situazione clinica del paziente fosse stata rilevata e affrontata per tempo. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero. Istanza che invece è stata respinta dal Gup.  Il magistrato, dal quale si attendono le motivazioni della decisione, avrebbe aderito alle argomentazioni della difesa, secondo cui gli indagati avrebbero agito secondo il protocollo. Nell’ambito della stessa inchiesta, in precedenza, erano state già archiviate le posizioni di almeno altri dieci medici.

 

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