In caso di soppressione della pensione di invalidità civile per asserito miglioramento dello stato di salute, il giudice deve procedere a una valutazione comparativa tra la precedente condizione e quella attuale
La vicenda
Il Tribunale di Napoli Nord, decidendo in sede di opposizione ad accertamento tecnico preventivo obbligatorio, aveva rigettato la domanda della ricorrente volta a conseguire la pensione di invalidità, revocatole a seguito di visita di revisione, successiva alla sentenza con la quale la provvidenza le era stata riconosciuta.
Contro tale pronuncia quest’ultima ha proposto ricorso per cassazione, lamentando tra gli altri motivi, la violazione dell’art. 2909 c.c., per non avere il Tribunale adito, nella valutazione delle malattie da cui ella era affetta, proceduto all’analisi comparativa tra le condizioni di salute accertate dalla sentenza passata in giudicato e quelle attuali.
Ebbene il motivo è stato accolto perché manifestamente fondato (Cassazione, Sesta Sezione Civile, sentenza n. 26090/2019).
È noto, per consolidato principio giurisprudenziale che, nelle controversie in materia di soppressione, per asserito miglioramento, della pensione di invalidità civile, di assegno di invalidità civile o di indennità di accompagnamento che siano state conseguita in forza di sentenza passata in giudicato, è necessario condurre una comparazione tra le condizioni di salute esistenti all’epoca della sentenza e quelle riscontrate in occasione del giudizio di revisione, atteso che in tali casi il giudicato si estende anche alla valutazione del carattere invalidante delle malattie che, se invariate, non possono essere diversamente valutate (Cass. n. 12674 del 2003, cui ha dato seguito Cass. n. 5424 del 2006).
Non essendosi il giudice adito attenuto a tale principio di diritto, la sentenza impugnata è stata cassata e la causa rinviata al Tribunale di Napoli.
La redazione giuridica
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