Presentati i risultati dell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza nel Pio Albergo Trivulzio condotta dalla Commissione di verifica dell’Ats di Milano

Il Pio Albergo Trivulzio “metteva già in isolamento a fine febbraio alcuni casi con sintomatologia simil influenzale che, col senno di poi, riconosciamo probabilmente essere stati casi di coronavirus. Quindi erano presenti già allora. L’ipotesi è di un ingresso precoce dell’infezione dall’esterno, probabilmente attraverso gli operatori di assistenza o gli educatori, con poi una propagazione interna che ha raggiunto il suo massimo nella seconda metà del mese di marzo. Questa ipotesi è incompatibile rispetto a quella di un innesco partito da pazienti trasferiti durante l’emergenza Covid-19”.

E’ quanto sottolinea il direttore sanitario dell’Ats Città Metropolitana di Milano, Vittorio Demicheli, in occasione della presentazione dell’esito dei lavori della Commissione di verifica sulla gestione dell’emergenza nella struttura milanese.

Un elemento grave, importante, evidenziato dall’inchiesta sarebbe invece l’assenteismo “anomalo” rispetto alla media delle altre strutture, verificatosi “tra il personale del Pio Albergo Trivulzio” e spiegabile solo in piccola parte con ragioni di malattia. Un dato che, in base alla relazione della Commissione, sommato alla contestuale momentanea difficoltà di reperire risorse suppletive, “ha ridotto le presenze in servizio e limitato la possibilità di organizzare turni di personale dedicato in modo esclusivo ai vari nuclei”.

In particolare, in emergenza Covid-19, la media delle assenze sarebbe arrivata al 57% con picchi fino al 65% in alcune figure professionali (in particolare gli operatori sociosanitari che sono la parte più numerosa del personale). Di queste, solo una parte piccola può essere giustificata con la malattia, visto che – rileva Demicheli – “solo il 9% erano le assenze per infortunio Covid segnalate all’Inail”.

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