Pubblicate in Italia le linee guida europee per consulenti giudiziari

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Il ruolo del Consulente Tecnico, specie in ambito civilistico, ha negli anni assunto connotati di sempre maggiore rilevanza.

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Se fino a qualche anno fa il Giudice sedeva quale reale arbitro supremo in ogni lite ed il consulente aveva il solo ruolo di rendere conoscibili le problematiche tecniche sottese al caso da giudicare, oggi, complice anche il crescente numero di giudizi e l’obiettiva inadeguatezza numerica del sistema giudiziario, il consulente tecnico, più del Giudice, rappresenta l’ago della bilancia in quasi tutti i giudizi. Per tale motivo, appare sempre più importante che i consulenti tecnici siano preparati, attenti, ma anche organizzati e quanto più possibile lineari nel proprio agire.

Nell’ambito delle cause per responsabilità medica, poi, tale constatazione risulta enormemente più vera se solo si pensa alla preparazione tecnico-scientifica che tali giudizi richiedono. Uno dei problemi che più fanno tribolare avvocati, parti in causa e gli stessi giudicati, è la mancanza di una struttura unitaria nelle operazioni peritali e nei giudizi tecnici, cosa che rende sovente diverso il risultato anche in caso di giudizi fra loro similissimi.

Non me ne voglia nessuno, medico legale, specialista o avvocato che sia, ma molto spesso mi capita di vivere dei veri e proprio momenti “kafkiani” quando mi trovo a difendere i miei assistiti in fase di esecuzione di operazioni peritali, così come anche quando leggo alcune perizie che sembrano redatte da studenti di ingegneria o architettura che di punto in bianco hanno deciso di scrivere di medicina, così come pure, quando mi capita di rendermi conto (e purtroppo avviene sovente) che le perizie sono redatte sotto dettatura dell’avvocato se no del paziente.

In questi elaborati è difficilissimo individuare un iter logico argomentativo, uno sprazzo di analisi scientificamente orientata, un metodo o un protocollo medico-legale che permetta di confrontarsi sulle basi della scienza medica piuttosto che su quelle della mera fantasia. Ecco che una iniziativa come quella in discorso, viene a rappresentare una possibile via di certezza e miglioramento, di alta standardizzazione di processi medico-legali, di definizione di ruoli e compiti in un contesto come quello descritto dove impera spesso “l’interesse al di la di tutto”, piuttosto che l’amore per la verità.

La pubblicazione del “Manuale di Buone Pratiche per i consulenti giudiziari” pubblicato dall’Istituto Europeo della perizia e del perito (EEEI) con il sostegno della DG Giustizia della Commissione europea si pone quale possibile via d’uscita dai problemi sopraddetti. Il Manuale, scaricabile on line in inglese e francese, e che presto sarà integralmente tradotto in altre lingue, rappresenta un vero e proprio “Manuale europeo delle buone pratiche in materia di perizia giudiziaria in materia civile” e contiene raccomandazioni di buone pratiche sulle procedure di perizia, sulla certificazione, sulla deontologia e sullo statuto del perito, nonché alcuni auspici come la creazione di una lista europea di periti.

Fra le raccomandazioni più interessanti, che, a parere del sottoscritto dovrebbero trovare immediata applicazione, si desidera segnalare la dichiarazione di indipendenza all’inizio di ogni operazione di perizia che può contribuire a rendere più sereno il rapporto fra le parti processuali e il CTU, così come pure a far sentire il peso del proprio importante ruolo al CTU stesso (che pagherà in caso di dichiarazione mendace), la sottoscrizione di un’assicurazione specifica che porterebbe al risarcimento dei danni patiti dalle parti le quali hanno ricevuto da una consulenza infedele (indipendentemente dalla ragione e dall’essere CTU o CTP), la redazione di una relazione strutturata che risulti più completa e comprensibile e dia anche al Giudice la possibilità di ben comprendere per non dover sempre e comunque accettare supinamente il giudizio del proprio perito, un progetto di codice deontologico unitario ed associato che dia anche all’esterno una immagine di rettitudine che, a mio modesto avviso, è ormai doverosa.

Il cammino è lungo e molto dipende dalla diffusione ed accettazione che tale Manuale troverà presso i periti,le loro associazioni e il vari Tribunali. Tuttavia, l’iniziativa segna forse un punto di svolta verso il raggiungimento di un più elevato standard operativo che non potrà che migliorare l’intera struttura dei procedimenti di responsabilità medica. Non ultima sarà la personalizzazione di questa guida da parte dell’Accademia della Medicina Legale.

                                                                                  Avv. Gianluca Mari

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