Responsabilità sanitaria e raggiungimento della prova attraverso la CTU medico-legale

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CTU-medico-legale

Viene imputata la responsabilità del decesso del paziente al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Manfredonia. La Cassazione ribadisce che non si può sostenere che il danno alla salute non possa essere provato anche a mezzo della CTU medico-legale, testimonianze, documenti o presunzioni. (Corte di Cassazione, III civile, ordinanza 5 giugno 2024, n. 15797).

Il fatto

Il Tribunale, con sentenza dell’8 gennaio 2016, rigetta la domanda risarcitoria dei congiunti. Invece, la Corte di Bari (sent. 22/3/2021) accoglieva in massima parte il gravame e dichiarava la Azienda Sanitaria della Provincia di Foggia responsabile per il decesso del paziente condannandola a risarcire ciascuno dei familiari nella misura di 174.258 euro, oltre a 175.268,24 euro “in favore dell’intero nucleo familiare”. Inoltre condannava la compagnia assicuratrice a tenere indenne la ASP nei limiti di 129.114,22 euro.

Il ricorso in Cassazione

La ASP soccombente lamenta in Cassazione che il Giudici di appello avrebbe errato nel ritenere “raggiunta la prova tramite la CTU medico-legale” (la seconda di quelle disposte in primo grado) sulla sussistenza del nesso causale tra l’omissivo operato medico del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Manfredonia e il decesso, e avrebbe violato i principi in ordine alla ricostruzione del nesso causale e dell’onere della prova.

Secondo la ASP, i Giudici di appello avrebbero dovuto vagliare criticamente “alcuni passaggi cruciali della CTU medico-legale” che avrebbero condotto a riconoscere “la assoluta incertezza del nesso causale” per sostenere che l’onere di provare il nesso causale non sarebbe stato adempiuto. Infatti il decesso non sarebbe stato “conseguenza effettiva nella violazione delle leges artis“. Inoltre, viene imputato al Giudice di appello di non avere rispettato la regola del più probabile che non in relazione al decesso del paziente e all’omessa somministrazione di terapia antiaggregante e anticoagulante.

Secondo la tesi della ASP, la Corte avrebbe violato la regola del più probabile che non per non avere scelto la prova dotata di grado di conferma logica superiore all’altra e non avrebbe tenuto conto delle prove testimoniali, riconoscendo una corresponsabilità della condotta colposa del danneggiato ma “in termini percentuali del tutto arbitrari”.

Il giudizio della Corte di Cassazione

Tutte le censure della ASP, in realtà, sono intese a fornire una ricostruzione fattuale alternativa rispetto a quella del Giudice d’appello. Inoltre la motivazione fornita è costituzionalmente sufficiente e giuridicamente corretta.

Riguardo il fatto che la domanda di manleva azionata da ASP sia stata accolta solo in minima misura, la Cassazione evidenzia anzitutto che la clausola inerente il massimale non sia stata interamente trascritta. Comunque offre una inammissibile interpretazione alternativa a quella espletata dal Giudice di merito.

Anche il ricorso incidentale dei congiunti del paziente viene respinto dalla Cassazione, per “motivazioni inconsistenti”.

Non si può sostenere, come fatto dai congiunti del paziente, che il danno alla salute non possa essere provato anche a mezzo di testimonianze, documenti o presunzioni. Ad ogni modo ciò è del tutto irrilevante rispetto alla capacità a testimoniare dei medici della ASP convenuta, che è l’aspetto centrale delle censure dei familiari della vittima.

Entrambi i ricorsi vengono rigettati.

Avv. Emanuela Foligno

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