Governo e Regioni hanno colpito l’esegibilità del diritto alla salute dei cittadini. Medici non possono stare sereni per le sorti del CCNL

“Da oggi è più chiara ai cittadini la responsabilità della lunghezza delle liste di attesa e del collasso dei PS: il re è ancora più nudo”. Si conclude così la nota dell’Intersindacale medica, veterinaria e sanitaria relativa all’accordo sul riparto del Fondo sanitario 2017 raggiunto la scorsa settimana dalla Conferenza delle Regioni. Un’intesa che sancisce un taglio di 422 milioni rispetto alla soglia dei 113 miliardi previsti per l’anno in corso a favore del nostro sistema sanitario, vanificando così, evidenziano i sindacati, “l’unico punto positivo per la sanità pubblica previsto dalla legge di bilancio 2016”.
“Il Governo – sottolineano ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SANITARI – FVM – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL FPL MEDICI – in un colpo solo, si è smentito due volte, prima in rapporto al suo DEF, poi ad una legge di bilancio sulla quale aveva chiesto ed ottenuto la fiducia del Parlamento. Autorizzando le Regioni a scaricare sulla sanità pubblica le proprie difficoltà di bilancio attraverso un prelievo al solito bancomat. Si capisce anche perché le Regioni abbiano cantato in coro, incuranti della immagine da ballo sul Titanic, la soddisfazione per il taglio concordato, e per la successiva ripartizione di un FSN deprivato fino a 112,5 miliardi. Sapevano già a chi presentare il conto, malati e cittadini in primis, con una nuova edizione di tagli, tasse e ticket, ma anche medici e dirigenti sanitari dipendenti, costretti in modelli organizzativi illegittimi e destinatari di un rinnovato attacco al loro CCNL”.
Per le Associazioni sindacali i camici bianchi e cittadini non possono stare sereni. I primi per la sorte del Contratto collettivo nazionale di lavoro, che sembra “desaparecido nelle convulsioni della Politica e impoverito da ogni provvedimento legislativo”, i secondi per i tagli alla quantità e qualità dei servizi sanitari loro erogabili con 422 milioni in meno. “Quella che era la linea Maginot della sopravvivenza del SSN, fissata a 113 miliardi di finanziamento per l’anno 2017, comunque la soglia più bassa tra i paesi del G7, è miseramente e silenziosamente crollata. Governo e Regioni – conclude l’Intersindacale – hanno operato un ennesimo taglio lineare, dopo averne annunciato la fine, colpendo l’esigibilità del diritto alla salute dei cittadini sacrificato sull’altare dei bilanci, e degli egoismi, regionali, che evidentemente preferiscono finanziare il rinnovato espansionismo universitario piuttosto che politiche di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”.

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