Risarcimento per diagnosi errata, una sentenza che si poteva evitare?

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L’avvocato Gianluca Mari commenta a «Responsabile Civile» la decisione della Corte d’Appello di Milano

Ieri, sulle colonne di «Responsabile Civile», abbiamo riportato la notizia del risarcimento accordato dalla Corte d’Appello di Milano a un paziente che, a fine maggio 2010, si era visto diagnosticare erroneamente un tumore (clicca qui per leggere la notizia). L’uomo, in realtà affetto da displasia, aveva deciso di ricorrere in giudizio contro la struttura sanitaria che gli aveva causato uno “stato di profonda prostrazione psico-fisica”.

Abbiamo chiesto all’avvocato Gianluca Mari di commentare la sentenza con la quale la Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – è stata condannata a risarcire la somma di 6.100 euro.

«Solo chi non fa non sbaglia… è questo il primo pensiero che ho avuto leggendo la notizia. L’errore è purtroppo insito nell’umano agire e, quando è in grado di provocare un danno, genera necessariamente responsabilità e dovere di risarcimento. Tuttavia, messo da parte il clamore giornalistico, occorrerebbe andare a verificare il perché sia stato commesso. Per incuria, come si sottende nella notizia? O magari perché il medico in questione, come centinaia di suoi colleghi, è oberato di lavoro e sfibrato da turni massacranti dovuti a carenze di organico che lo hanno spinto a chiedere la collaborazione di figure ausiliarie quali le segretarie?» si domanda il legale.

«Ciò che è certo è che ai medici è richiesta sempre e comunque una cura che va ben oltre quella che il novanta per cento dei lavoratori mette quotidianamente in ciò che fa. Se questo, da un lato, è giusto, occorre sempre e comunque graduare i giudizi in riferimento ai reali nocumenti patiti nelle occasioni di errore. Una diagnosi tanto infausta è certamente in grado di far preoccupare una persona, di farle vivere un periodo di sconforto, ma in mancanza di un danno fisico reale, tenendo a mente le mille difficoltà sottese alla pratica medica e la mancanza di conseguenze, forse una sentenza del genere si sarebbe potuta evitare».

 

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5 Commenti

  1. Caro avvocato vedo che si sta orientando sull’obiettivo di creare una casta di impunibili. L’irrisorio risarcimento dà ragione alla sua idea, ma che la sentenza andava evitata mi sembra una leggerezza senza limiti. Se ci mettiamo in testa che si può far passare un errore che provoca un nocumento morale pesante anche se per un “solo” mese, siamo veramente alla frutta!
    Una diagnosi di tumore deve essere una diagnosi di certezza in quanto da sola sconvolge la vita della persona che la subisce e non mi sembra che possa essere fatta rientrare nella “soglia di sopportabilità” che la suprema Corte affermava nelle sentenze gemelli.
    Quindi non penso che sia una osservazione congrua quella che lei ha fatto. Mi dispiace dissentire!

  2. Io dissento dal commento del Sig. Galipo’ che evidentemente non è un medico e non ha affatto idea di cosa voglia dire esercitare la professione di Ippocrate…..se lo sapesse sarebbe meno giustizialista!!

    • Caro Federico sono un medico-legale e sono per il concetto che recita che chi sbaglia paga e chi procura un danno lo deve risarcire, altrimenti mi sentirei un politico

  3. No Carmelo! Ha ragione l’avvocato: chi non fa non sbaglia. Avendo un lavoro massacrante da portare avanti qualche errore può capitare. Questa sentenza non è corretta

    • Cara Maria Antonietta se per errore un medico automobilista ti dovesse investire (perchè stressato dal lavoro e dai pensieri) e ti dicesse “guardi collega ero distratto perchè stressato dal lavoro e dai problemi di turnazione, etc etc come ben puoi comprendere visto che fai lo stesso mestiere”, tu ti faresti risarcire per l’eventuale danno all’automobile e al fisico?
      Rispondi dopo una moderata riflessione lasciando da parte l’istinto.
      Cari Saluti

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