Riconosciute le responsabilità del medico curante di una bimba morta nel 2013 per un ritardo nelle cure; assolti tre camici bianchi dell’ospedale di Taranto

Tre assoluzioni e una condanna. E’ il verdetto emesso dal Tribunale di Taranto a conclusione del processo di primo grado che vedeva imputati per concorso in omicidio colposo quattro medici in servizio nel nosocomio del capoluogo di provincia pugliese nell’agosto del 2013. I camici bianchi, nello specifico, erano accusati del decesso di una bambina di quattro anni, morta per un ritardo nelle cure risultato, purtroppo, fatale.

Come ricostruisce il Nuovo Quotidiano di Puglia i genitori della piccola, accortisi di una continua debolezza della figlia, si erano rivolti al medico curante che aveva disposto una serie di analisi, immediatamente effettuate. Gli esiti di quegli esami, tuttavia, sebbene pronti qualche ora più tardi, non erano stati comunicati alla famiglia.

Trascorsa una settimana, al persistere del malessere della bambina, la madre e il padre avevano nuovamente contattato il medico di base, che aveva chiesto di visionare gli accertamenti svolti; solo a quel punto la coppia aveva contattato la Asl ed era entrata in possesso dei risultati, che avevano evidenziato un quadro clinico particolarmente critico con un valore particolarmente alto della glicemia.

La piccola era stata ricoverata in ospedale il giorno successivo, con l’avvio di una prima terapia e lo svolgimento di nuovi esami, dai quali era emerso che le sue condizioni erano drammaticamente peggiorate. Nonostante il rafforzamento delle cure, la paziente era deceduta.

Sul caso era stata aperta un’inchiesta sfociata nel rinvio a giudizio di quattro camici bianchi, il curante e tre professionisti del nosocomio tarantino (un endocrinologo e due pediatri). La Procura aveva chiesto per tutti la condanna a due anni e sei mesi di reclusione. Il Giudice, invece, ha ritenuto sussistenti responsabilità solamente in capo al medico di base, condannato a 6 mesi di reclusione, con sospensione della pena.

Il dottore, in solido con l’Azienda sanitaria locale, dovrà inoltre versare ai familiari della vittima, costituitisi parte civile nel procedimento, una provvisionale immediatamente esecutiva di 200 mila euro, in attesa che il risarcimento venga definito in separata sede.

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