Per il sindacato occorre garantire la tutela della salute odontoiatrica a categorie e soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità

“Il decreto legge 502/92 e il DPCM del 26 luglio 2011 disciplinano in maniera restrittiva l’assistenza odontoiatrica nel nostro paese limitando la cura e la prevenzione della patologia a programmi di tutela della salute odontoiatrica nell’età evolutiva e all’assistenza odontoiatrica e protesica a determinate categorie di soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità”. Così il Segretario Generale dello SMI a conclusione di un incontro al Ministero della Salute, a cui ha preso parte una delegazione dell’organizzazione “per continuare il confronto sui diritti e le condizioni di lavoro dei medici e degli odontoiatri”.

“Questa situazione – spiega la rappresentante sindacale – insieme ad una serie di restrizioni nella identificazione delle condizioni e per accedere ai requisiti di condizioni di particolare vulnerabilità, ha di fatto escluso per larga parte della popolazione (sia in età evolutiva che età adulta) la possibilità di accedere alle cure odontoiatriche. È una condizione non più accettabile per un Paese moderno. Si è determinata, così, una sostanziale agonia del settore pubblico dell’odontoiatria a favore di un privato al quale, nonostante una degradante inflazione di tariffe, ampie fasce di popolazione non riescono più ad accedere”.

“Nessun riconoscimento del diritto all’esenzione dal ticket è valido per accedere alle cure odontoiatriche (le comuni esenzioni per invalidità civile dal 67% in poi, ad esempio), né le esenzioni per reddito consentono l’accesso alle cure odontoiatriche”.

Per lo SMI questo sistema deve essere rivisto per consentire alla popolazione in condizioni di disagio socio sanitario di vedersi garantito il diritto alla salute odontoiatrica.

“Devono essere riconosciute – continua Onotri – le comuni esenzioni per invalidità civile e/o reddito quali condizioni di accesso nel SSN per le cure odontoiatriche”.

Allo stesso tempo il sindacato chiede una revisione dei requisiti di accesso al SSN per i laureati in odontoiatria per via della grave carenza di odontoiatri inquadrati nel Servizio Sanitario Nazionale. “L’esigenza di agevolare l’accesso di tali professionisti nel SSN – sottolinea il Segretario Generale dello SMI – in considerazione della specificità del percorso formativo svolto, al fine di assicurare l’offerta pubblica delle cure odontoiatriche è inderogabile. La laurea in odontoiatria può essere abilitante per lo svolgimento della professione, ma non è un requisito sufficiente per far acquisire il primo livello dirigenziale nel sistema concorsuale del Servizio Sanitario Nazionale. Limitatamente all’odontoiatria occorre una revisione dell’articolo 15 del decreto legislativo n. 502 del 1992, che, ad oggi, mantiene la posizione della laurea e della specializzazione come due requisiti distinti ed entrambi essenziali per l’ammissione ai concorsi”. 

Una revisione dei requisiti di accesso al SSN per i laureati in odontoiatria richiede, secondo lo SMI, uno specifico intervento normativo, che dovrà necessariamente essere armonizzato con le disposizioni attualmente previste per l’accesso alla dirigenza sanitaria del SSN.

“Abbiamo proposto, inoltre, per la medicina dei servizi – aggiunge ancora Onotri  – un cambiamento al decreto legislativo 502/1992 e in particolare dell’articolo 8, che disciplina i rapporti per l’erogazione delle prestazioni assistenziali e al comma 1bis proponendo di sopprimere le parole: ‘utilizzano ad esaurimento’.

“La persistenza in servizio di numerose migliaia di medici dei servizi (disciplinati dalla Convenzione Nazionale per la Medicina generale) risulta pertanto incompatibile con una disciplina che ne preveda l’estinzione, ipotizzata ai fini di un completo inquadramento in dirigenza medica. Occorre sanare tale incongruenza normativa, al fine di garantire la sostenibilità dello stesso SSN, che vedrebbe estinguersi la possibilità di fruire di un corposo monte ore di professionisti regolarmente contabilizzati nel finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale. Bisogna contrastare la carenza del personale medico e lo svuotamento di interi settori strategici del SSN (sert, prevenzione; direzioni distrettuali, medicina legale) con proposte innovative e di portata sociale. In questo modo – conclude la sindacalista – si difenderebbero le professioni mediche e si salvaguarderebbe il carattere pubblico del Servizio Sanitario Nazionale”.

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