Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università dell’Aquila dimostra gli effetti positivi di un trattamento basato sull’utilizzo di ultrasuoni focalizzati

I tremori di Parkinson potrebbero essere trattati, e contrastati, ‘bersagliando’ in modo mirato il cervello dei pazienti con speciali onde sonore ‘indolori’. E’ quanto emerge da uno studio basato sulla talamotomia con ultrasuoni focalizzati, la cui applicazione clinica per le malattie neurologiche rappresenta una novità assoluta.

Il lavoro è stato realizzato da un team di scienziati dell’Università dell’Aquila. I risultati hanno evidenziato che il 95% dei pazienti coinvolti nella ricerca ha visto un’immediata riduzione dei tremori dopo il trattamento con onde sonore ad alta frequenza. Inoltre, meno di uno su 10 (8%) ha presentato effetti collaterali nei sei mesi successivi.

La terapia ha funzionato concentrando le onde sonore su minuscole aree specifiche del cervello dei pazienti.

Si tratta – ha spiegato l’autore principale Federico Bruno del Dipartimento di Scienze biotecnologiche e cliniche applicate – di un approccio mini-invasivo, che presenta dei vantaggi rispetto alla stimolazione cerebrale profonda, incluso un ridotto rischio di complicanze.

“Un altro vantaggio – ha aggiunto – è l’effetto immediato fornito da questo trattamento, a differenza della stimolazione cerebrale profonda che richiede un periodo di rodaggio per l’elettrostimolazione. Inoltre, il trattamento con ‘ultrasuoni mirati’ richiede un ricovero più breve ed è una procedura abbastanza ben tollerata anche da pazienti più fragili”.

Per la ricerca sono stati arruolati 39 persone, con un’età media di 64,5 anni e tremori disabilitanti. I pazienti erano afflitti da sintomi presenti in media da oltre 10 anni.

Gli autori hanno valutato i soggetti in base alla gravità del tremore e al livello di qualità della vita prima del trattamento, immediatamente dopo e nel corso dell’anno successivo. In tal modo hanno scoperto che 37 pazienti su 39 (il 95%) avevano sperimentato una riduzione sostanziale e immediata del tremore. Un effetto positivo che si è conservato anche nei controlli di follow up.

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