Nel corso della seconda giornata del Forum Risk Management si è parlato molto di strategie assistenziali delle patologie cronico-degenerative

La seconda giornata del Forum Risk Management è stata dedicata alle strategie assistenziali delle patologie cronico-degenerative.
Il tutto nella cornice delineata dal Piano nazionale cronicità che ha preso il via con l’accordo Stato Regioni del settembre 2016.
Ad oggi, sono tre le Regioni che hanno recepito il Piano con atto formale. Si tratta di Umbria, Puglia e Piemonte. C’è quindi ancora molto da fare. Mentre sul fronte dei Pdta nel 26% delle aziende sanitari italiane, il 90% li ha attivati.
È quanto emerso nel corso della seconda giornata del Forum Risk Management durante la sessione “Dai Pdta alla personalizzazione della cura alla presa in carico del paziente e continuità assistenziale”.
A questa hanno partecipato Direttori sanitari, di Distretto e di Presidio sanitario.

A fotografare la situazione del Piano nazionale cronicità a un anno e mezzo dalla sua applicazione è stata Paola Pisanti, Presidente della Commissione nazionale Diabete del Ministero della Salute.

“Un Piano nazionale innovativo incentrato sulla persona e costruito con le Regioni – ha ricordato Pisanti – che ha come capisaldi un diverso modello integrato ospedale territorio, una continuità assistenziale modulata sulla base dello stadio evolutivo della malattia, il potenziamento delle cure domiciliari, un’attenzione ai bisogni globali dei pazienti e la valutazione multidimensionale e di outcome personalizzati”.
“E poi un sistema di cura integrato basato sul Chronic care model. Le Regioni – ha aggiunto – si sono impegnate a recepire i provvedimenti e a dare attuazione ai suoi contenuti nei rispettivi ambiti territoriali ferma restando la loro autonomia nell’adottare le soluzioni organizzative più idonee”.
Pisanti ha poi parlato del Piano nazionale cronicità e delle criticità che sono emerse nella sua applicazione.
Per applicare il Piano, secondo Pisanti, molto si giocherà sulla capacità di governance e sulla collaborazione tra Governo e Regioni.
“Per questo – afferma – abbiamo costituito una cabina di regia, che dovrà coordinare e indirizzare l’attuazione, monitorare la realizzazione dei risultati e valutare i vari modelli innovativi tra cui i sistemi di remunerazione e proporre quando necessario l’aggiornamento del Piano. Ora serviranno anche regole e strumenti e strumenti che accompagnino la trasformazione del Ssn da un modello a Sylos verticali a percorsi integrati e trasversali”.

Altro argomento clou della seconda giornata del Forum Risk Management è stata la sanità digitale.

Il ministero della Salute ha messo in campo un progetto, denominato PonGov. Questo utilizzerà la sanità digitale quale supporto all’utilizzazione del Piano nazionale cronicità, prevedendo un finanziamento di 25 milioni di euro.
Il progetto sarà affidato ad Agenas. Obiettivo è dare una casetta di strumenti necessari per applicare attraverso lo strumento digitale il Piano. Il tutto lavorando in un’ottica di interdisciplinarietà.

Paolo Zolo, del Comitato scientifico Gutemberg, ha invece snocciolato i dati emersi dalla seconda indagine conoscitiva sulla applicazione dei Pdta nelle Aziende Sanitarie delle principali Regioni italiane.

La ricerca è stata condotta tra giugno e settembre del 2017 e promossa dal Laboratorio Pdta del Forum Risk Management.
“Dai dati è emerso che il Pdta è condiviso nel 90% delle Aziende come strumento di gestione di particolari settori sensibili e complessi dell’intervento sanitario – ha spiegato Zolo – e come risposta ai problemi assistenziali delle patologie cronico-degenerative”.
Tra queste “le condizioni di malattia di maggior attenzione sono state lo scompenso cardiaco, il diabete, l’ictus, la Bpco. Le patologie neurodegenerative quali demenze, sclerosi multipla, parkinson, autismo, assenti nella precedente rilevazione su base regionale, compaiono in blocco in maniera significativa come espressione emblematica della nuova epidemiologi”.
“L’accessibilità alla documentazione sulle iniziative aziendali di Pdta – ha dichiarato Zolo – è difficoltosa in oltre 2/3 dei casi. Nel 30% delle Aziende il processo di realizzazione dei Percorsi si attua interamente nelle Direzioni Sanitarie, mentre nella maggior parte dei casi le Direzioni assicurano promozione e coordinamento”.
 
 
 
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