La Cassazione ha fatto il punto sulla indennità di espropriazione fornendo chiarimenti su cosa accade in caso di immobile abusivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27863 del 22 novembre 2017, si è occupata di indennità di espropriazione.
La indennità di espropriazione può essere riconosciuta solo al proprietario di una costruzione che possa considerarsi legittima.
Per la Cassazione, in caso di espropriazione di un immobile per la realizzazione di un’opera di pubblica utilità, l’espropriato ha diritto alla corresponsione di una indennità, prevista dall’art. 44 del D.P.R. 8 giugno 2001, n. 327.
Nel caso di specie, la Corte d’appello di Salerno aveva condannato un’azienda ferroviaria a versare, in favore di un soggetto, l’indennizzo da “espropriazione larvata”, subita da un immobile di proprietà dello stesso, “a causa della vicina realizzazione della linea ferroviaria ad Alta Velocità”.
L’azienda, ritenendo la decisione ingiusta, aveva deciso di fare ricorso in Corte di Cassazione.

Secondo la ricorrente, l’indennizzo non avrebbe dovuto essere riconosciuto, in quanto l’immobile in questione era abusivo.

La Suprema Corte ha dato ragione all’azienda, accogliendo il relativo ricorso, in quanto “manifestamente fondato”.
La Cassazione ha osservato che con una sua precedente pronuncia (sentenza n. 19972 del 2009), già aveva precisato che non è più consentito “che chi versi in una condizione di illiceità tragga vantaggio da essa”.
Ne consegue che la indennità di espropriazione può essere pretesa “solo dal proprietario di una costruzione che – anche a posteriori, per effetto della sanatoria intervenuta – sia considerata legittima”.
Secondo la Cassazione, “l’indennizzo non compete per le costruzioni abusive o non ancora sanate – salvo si lamenti un danno generico alla proprietà del fondo inedificato”.
Nel caso preso in esame, la Cassazione evidenziava un aspetto importante. Dagli accertamenti era emerso che “l’immobile era stato realizzato con dimensionamento diverso da quello oggetto di concessione e diversa ne era stata pure la destinazione”.
Da ciò conseguiva che “poichè nessuno dei suddetti abusi era stato sanato, nessun titolo giustificava il riconoscimento dell’indennità richiesta”.
Alla luce di tali considerazioni, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda ferroviaria.
La sentenza impugnata è stata annullata e la causa rinviata alla Corte d’appello di Salerno, affinché la stessa decidesse nuovamente sulla questione.
 
 
Hai avuto un problema simile? Scrivi per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o scrivi un sms al numero WhatsApp 3927945623
 
 
 
 
Leggi anche:
BENE IMMOBILE IN COMUNIONE LEGALE: SI PUÒ SOTTOPORRE AD ESECUZIONE FORZATA?

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui