Al via il processo che vede imputati due professionisti della provincia di Lecce in relazione al decesso di una giovane diciottenne stroncata da una meningite nel 2015

Due camici bianchi sono stati rinviati a giudizio per il decesso di una studentessa diciottenne di origini brasiliane, stroncata da una meningite nel 2015. Si tratta di una guardia medica e un dottore del 118, rispettivamente di 60 e 49 anni, entrambi originari del Salento. Nelle scorse ore ha preso il via il processo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Lecce. I Giudici dovranno decidere se, come ipotizzato dal pubblico ministero, vi siano responsabilità sanitarie per la morte della giovane.

Secondo quanto ricostruisce Lecceprima, la notte del 2 aprile la madre della ragazza avrebbe contattato la guardia medica riferendo che la figlia aveva febbre alta e conati di vomito. Il professionista, tuttavia, non avrebbe valutato necessaria una visita domiciliare limitandosi a prescrivere l’assunzione di farmaci analgesici e antipiretici. Per tale motivo il camice bianco è accusato anche di rifiuto e omissione di atti di ufficio.

Poco dopo venne richiesto l’intervento del 118.

Ma i sanitari, giunti sul posto all’1.15, non avrebbero ritenuto di predisporre il ricovero nonostante i sintomi presentati dalla diciottenne. Anche in occasione del secondo intervento, sollecitato alle 5.52, il medico finito a processo non avrebbe valutato correttamente il quadro clinico dell’assistita. A fronte del manifestarsi di macchie rosse sull’addome e sulle gambe, riferite anche telefonicamente, alla ragazza era stato attribuito un codice verde.

La paziente à riferisce Lecceprima – era stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Galatina. Da li era stata trasferita d’urgenza prima presso il nosocomio di Scorrano e poi al Vito Fazzi di Lecce. Dopo circa 10 giorni, il 13 aprile, era sopraggiunto il decesso. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile.

 

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