Approvata dall’Agenas una delibera che da il via libera all’organizzazione di corsi accreditati di tecniche di autodifesa e gestione del rischio

Saper riconoscere i campanelli di allarme di una violenza imminente, per poterla prevenire ed evitare. Questa la principale tra le tecniche di autodifesa, prima ancora delle mosse per divincolarsi o mettere a terra l’aggressore.

La novità è che ad apprenderla saranno ora i medici e gli altri professionisti sanitari, soprattutto quelli che lavorano in condizioni di rischio: guardia medica, pronto soccorso, visite domiciliari, sanità veterinaria.

La Fnomceo, insieme a tutti i sindacati medici, aveva chiesto nella prima riunione del Tavolo di Consultazione permanente sulla professione, più formazione su questi argomenti.

Dopo pochi giorni è arrivata dall’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Sistemi sanitari regionali, una prima, concreta, risposta: la gestione delle situazioni che generano violenza nei confronti degli operatori sanitari è stata inclusa tra le tematiche di interesse nazionale del sistema Ecm. Lo stabilisce una delibera del 15 marzo approvata nelle scorse ore.

Il provvedimento da il via libera all’organizzazione di corsi accreditati sulla gestione del rischio, a tutti i livelli: dall’epidemiologia del fenomeno, alla prevenzione del rischio secondo i sistemi di risk management, alle tecniche psicologiche per disinnescare l’aggressività e mettersi in salvo.

Non solo. I corsi su queste materie avranno maggior valore in termini di crediti: dove per un corso normalmente si acquisisce un credito l’ora, i professionisti che vorranno aggiornarsi sulla prevenzione della violenza saranno premiati con 1,3 crediti orari.

“La violenza contro gli operatori sanitari è una vera e propria emergenza di sanità pubblica – commenta il Presidente della Fnomceo Filippo Anelli -. Ogni giorno tre professionisti della sanità sono vittime di aggressioni, e due di loro sono donne. Dobbiamo metterci nelle condizioni di difenderci, di prevenire la violenza. Occorrono interventi strutturali, occorre più formazione”.

“Oggi come oggi solo psichiatri e psicologi sono opportunamente formati sulle tecniche di dissuasione e neutralizzazione. Noi vogliamo che tutti i nostri colleghi e le nostre colleghe – conclude Anelli – siano messe nelle condizioni di difendersi; anche se la prima tutela deve essere l’abbattimento del rischio”.

 

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