Bertolini (OMCeO Roma): la legge dovrebbe imporre che tutti si qualifichino con chiarezza secondo il titolo che ricevono con la laurea

La parola ‘dottore’ per la maggior parte dei cittadini italiani rimanda al laureato in Medicina e Chirurgia, ma da tempo, con la nascita delle lauree triennali affianco al Dottore in Medicina e Chirurgia’ sussistono numerose figure professionali,  quali il ‘Dottore in Scienze Infermieristiche’, il ‘Dottore in Fisioterapia’, il ‘Dottore in Logopedia’, ecc.
Il titolo di ‘Dottore’, quindi è divenuto troppo generico e per molti è causa di confusione. “Il paziente – sottolinea all’agenzia Dire Carlo Bertolini, consigliere dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) della provincia di Roma – rischia di non capire chi ha veramente di fronte. C’è poi chi se ne approfitta dando a intendere che tra laurea triennale e diploma universitario (triennale) vi siano delle differenze sul piano culturale e su quello delle competenze”.
Di qui l’opportunità, spiega Bertolini, che i medici si abituino a usare il titolo di ‘Dottore Medico’ (DM) come avviene nel mondo anglosassone, dove i medici a fianco al nome aggiungono sempre MD (Medical Doctor), quale elemento distintivo del tipo di laurea in loro possesso.
La legge, secondo il consigliere dell’OMCeO Roma dovrebbe imporre che tutti si qualifichino con chiarezza secondo il titolo che ricevono con la laurea. “Penso opportuno – conclude Bertolini- che la FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) e gli Ordini si facciano promotori di una campagna per far sì che i medici si convincano dell’opportunità di utilizzare sempre la sigla DM, abituando così i cittadini a riconoscere nuovamente il medico, distinguendolo dalle altre figure sanitarie. Credo necessario che tutta la categoria riscopra l’orgoglio di essere medici e reagisca così a un mondo abituato a non aver rispetto per il sapere e che cerca in ogni modo di umiliarlo con ignoranza ed arroganza”.

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