Il medico era accusato del decesso di un paziente 79enne, morto dopo una trasfusione di sangue contaminato. Assolto in appello, invece, un secondo camice bianco

Si è concluso con una condanna e un’assoluzione il processo di appello a due medici, finiti a giudizio, nell’ambito di un’inchiesta denominata ‘sangue infetto’  per la morte di un pensionato di 79 anni determinata da una trasfusione di sangue contaminato da un batterio.

Il fatto risale al luglio del 2013. L’anziano, affetto da leucemia cronica, era stato ricoverato in Pronto soccorso con una diagnosi d’ingresso di “stato anemico”. I sanitari avevano deciso di procedere con una trasfusione. , secondo quanto riportato nella denuncia presentata dai parenti, nel momento in cui il plasma avrebbe iniziato a fluire nella vena, l’uomo avrebbe iniziato improvvisamente a tremare, senza riuscire più a parlare. La sacca di sangue era immediatamente stata staccata ed era stata attaccata una flebo di glucosio. Dopo poche ore, tuttavia, era sopraggiunto il decesso causato, chiarirà l’autopsia, da uno “shock settico da serratia marcescens”.

La Corte territoriale di Catanzaro ha confermato la condanna emessa in primo grado a carico dell’ex primario del reparto di Immunoematologia dell’ospedale di Cosenza, mentre ha assolto, riformando la decisione del Tribunale, l’ex direttore sanitario di presidio del nosocomio del capoluogo di provincia calabrese.

Entrambi erano accusati di omissione di atti d’ufficio, somministrazione di medicinali guasti e, dunque, della morte del paziente. Nei loro confronti  il Giudice di prime cure aveva disposto una pena (sospesa) rispettivamente a due anni e sette mesi di reclusione, oltre alla interdizione dai pubblici uffici per sei mesi.

In quella sede, invece, era stato assolto per non aver commesso il fatto un terzo medico imputato per omicidio colposo e lesioni personali colpose gravi.  Nei suoi confronti la Pubblica accusa aveva chiesto una condanna a nove mesi. Il Tribunale, invece,  accogliendo le tesi difensive aveva ritenuto la sua condotta esente da ogni censura.

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