Per il Giudice la paziente, affetta da tumore al colon, aveva diritto a ricevere la corretta prestazione sanitaria, a prescindere dall’esito della malattia
Un tumore al colon scambiato per un cancro alle ovaie. A causa di tale errore diagnostico ai parenti della vittima è stato riconosciuto un risarcimento pari a 50mila euro.
La vicenda, riportata dalla stampa siciliana, risale al 2009 quando una donna sarebbe stata sottoposta a una cura chemioterapica su un organo sbagliato. All’origine dello ‘scambio’ vi sarebbe stata una lettura errata del vetrino.
La paziente, una maestra sposata e con quattro figli, aveva subito l’asportazione di utero, ovaie e retto anteriore. Gli organi, infatti, erano stati raggiunti dalle metastasi. Ne seguì un ciclo di cure in cui, tuttavia, il bersaglio individuato non risultò essere l’organo giusto.
La donna morì. Un epilogo che con tutta probabilità, anche senza l’errore diagnostico, non si sarebbe potuto evitare. Lo sostengono i periti nominati dal Tribunale di Palermo nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura dopo il decesso.
Se sul fronte penale il fascicolo è stato archiviato, in sede civile il procedimento ha invece portato al riconoscimento delle pretese risarcitorie degli eredi della donna.
Il giudice avrebbe infatti accolto un principio di diritto che va oltre il dato statistico: il malato, a prescindere dall’esito della malattia, ha comunque diritto a ricevere l’esatta e corretta prestazione sanitaria.
“La consapevolezza da parte della paziente – si legge nella motivazione – della sottoposizione a terapia errata e, ancor di più, della mancata sottoposizione alla corretta cura le hanno provocato, in una condizione già connotata da estremo dolore e sofferenza, ulteriori patimenti e frustrazioni”.
Di qui la pronuncia di condanna della struttura sanitaria.
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