L’uomo è accusato di turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture nell’ambito di un’inchiesta su una gara di appalto milionaria per la fornitura di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali

“Un puntata d’azzardo giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine, che bene rende la capacità a delinquere del soggetto”.  Queste le parole usate dal  Gip del Tribunale di Roma nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un imprenditore quarantenne accusato di turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. La misura è stata eseguita questa mattina dai Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza.

Le attività investigative della Procura capitolina sono partite in seguito a una tempestiva denuncia effettuata dalla CONSIP con riferimento a una serie di anomalie riscontrate nell’ambito della procedura di una gara, del valore complessivo di oltre 253 milioni di euro, bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali.

In particolare, uno dei lotti della gara, dell’importo di circa 15,8 milioni di euro, relativo alla fornitura di oltre 24 milioni di mascherine chirurgiche, veniva aggiudicato a una società agricola a responsabilità limitata che, sulla base di un accordo quadro stipulato con Consip, si impegnava, tra l’altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine.

Sin dai primi contatti con la stazione appaltante pubblica, finalizzati all’avvio della fornitura, però, il soggetto arrestato, che interloquiva per conto dell’impresa sebbene non risultasse nella compagine societaria, lamentava l’esistenza di problematiche organizzative relative al volo di trasferimento della merce, asseritamente già disponibile in un punto di stoccaggio in Cina.

Permanendo l’inadempimento alla data di scadenza prevista nel contratto per la prima consegna di mascherine, attraverso la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane, veniva effettuata presso l’aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun un’ispezione, che accertava l’inesistenza del carico dichiarato. I successivi approfondimenti hanno fatto emergere a carico dell’azienda anche pregresse posizioni debitorie per violazioni tributarie, per oltre 150 mila euro nei confronti dell’Erario – non dichiarate in sede di procedura dalla società che, di converso, aveva invece falsamente attestato l’insussistenza di qualsiasi causa di esclusione.

Tale situazione comportava l’esclusione dell’azienda dalla procedura e l’annullamento in autotutela da parte di CONSIP della intervenuta aggiudicazione.

L’indagine – definita dal G.I.P. “tempestiva rapida ed efficace” – ha consentito di ricostruire come I’arrestato, essendo gravato da precedenti sia giudiziari (seppure non ancora definitivi) che di polizia, che ne avrebbero potuto inficiare la partecipazione alla gara, avesse cercato di dissimulare la riconducibilità a sé dell’impresa – pur rimanendone l’esclusivo dominus – nominando come amministratore, in concomitanza con la pubblicazione del bando, un mero “prestanome” scevro da precedenti, cui aveva poi “ceduto” l’intero capitale sociale al prezzo di € 100.000, da corrispondere però tra due anni.

Inoltre, le risultanze acquisite hanno dimostrato come la Società, che ha un oggetto sociale del tutto estraneo al settore merceologico relativo alla gara, fosse una “scatola vuota” destrutturata, “caratterizzata da un vero e proprio stato di inoperatività, sintomatica della originaria e assoluta inidoneità della stessa, per totale assenza di dipendenti, strutture, mezzi e capitali, a far fronte alle obbligazioni nascenti da un contratto come quello originariamente aggiudicato”.

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