Trovare oggi un collegio peritale capace di far conciliare le parti in causa è davvero infrequente. Un ctu “spaesato” non serve a nessuno. …E la legge pretende esperti nella concilizione!
Ricordo ancora un contraddittorio di anni fa, quando qualificando un collega come “ctu spaesato” egli non aveva capito che tale termine non era una forma dialettale, così da dovergli spiegare il significato del termine ripetendogli che tale definizione era dovuta al fatto che fosse stato veramente confuso nella gestione delle operazioni peritali.
Ma debbo spiacevolmente constatare che tale confusione si ritrova anche oggi (2019) nella maggior parte dei collegi peritali.
E’ veramente sconcertante assistere a consulenti di ufficio che:
- vorrebbero conciliare dopo l’invio della bozza peritale;
- all’inizio delle operazioni peritali sentono le parti soprattutto perchè non conoscono bene la storia clinica del fatto per cui è causa;
- all’inizio delle operazioni peritali tentano la conciliazione chiedendo esplicitamente se vogliono conciliare senza neanche aver cominciato ad entrare nel merito della questione:
- affermano che loro non possono “dire nulla”!
No, non è questa la consulenza che mi aspetto di affrontare quando vado ad un incontro medico legale con le parti ed i CTU!
Tutto quanto sopra affermato è il contrario di quanto il collegio peritale deve fare; in tal modo la partecipazione dei ctp alle operazioni peritali è simile ad “un invito ad un caffè” e non un contraddittorio che possa condurre ad una conciliazione.
Questo è uno dei temi della tavola rotonda permanente che l’Accademia della Medicina Legale organizzerà quest’anno dal mese di marzo al mese di Ottobre.
Un tema che verrà discusso da giuristi i quali, insieme ai medici legali, cercheranno di indicare una linea guida alla conciliazione tecnica nel ricorso 696bis.
Per concludere, ricordo volentieri come in una CTP (696bis cpc), nel capoluogo Laziale, il medico legale del collegio (insieme al suo ausiliario specialista chirurgo vascolare) riuscì a conciliare le parti per un importo vicino ai 350 mila euro.
Lo fece “inventandosi” una riflessione medico legale che ancora oggi mi fa sorridere dal punto di vista tecnico, ma riesce a farmi riflettere da un punto di vista pratico. Ma di questo parleremo nella Tavola Rotonda.
Insomma se i consulenti tecnici di ufficio avessero ben chiare le “regole del gioco” reputo che tutti i medici forensi lavorerebbero senza stress, di meno e con maggiore soddisfazione.
Dr. Carmelo Galipò
(Pres. Accademia della Medicina Legale)
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