Respinto il ricorso di un radiologo condannato in primo grado a due anni per il reato di violenza sessuale con l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera
La Corte di appello di Lecce ha confermato la condanna inflitta in primo grado (2 anni con sospensione della pena e non menzione) a un medico radiologo di 65 anni, accusato di violenza sessuale con l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera. Il professionista, in particolare, avrebbe massaggiato nelle parti intime una paziente durante un’ecografia.
I fatti risalgono al 2014, quando la donna si rivolse al Pronto soccorso di un centro in provincia di Lecce a causa di forti dolori addominali. Come ricostruisce il Corriere salentino, dopo una prima visita di controllo fu condotta nel reparto di Radiologia per un’ecografia addominale.
In base a quanto raccontato dalla donna, il medico, dopo averla fatta distendere sul lettino, avrebbe spento la luce, poi le avrebbe alzato la maglietta scoprendole il seno e abbassato i pantaloni fino all’inguine.
Quindi, dopo averle cosparso del gel sull’addome, anziché usare il lettore per l’ecografia, avrebbe cominciato a massaggiare l’area interessata col braccio, infilando il gomito nelle parte intime.
La paziente, quindi – come riportato dal Corriere salentino – sarebbe riuscita a sottrarsi alle molestie staccandosi anche la flebo che aveva attaccata al braccio e allontanandosi sanguinante, per poi denunciare l’accaduto ai carabinieri.
Il Giudice di secondo grado ha confermato anche la condanna del camice bianco al risarcimento del danno, da quantificare in separata sede, in favore della parte offesa, costituitasi parte civile nel procedimento, stabilendo una provvisionale di 5mila euro.
Respinto, quindi, il ricorso presentato dai legali del professionista, che chiedevano l’assoluzione dell’imputato ritenendo le accuse infondate. Gli avvocati ora attenderanno il deposito delle motivazioni della sentenza, per valutare se rivolgersi alla Suprema Corte di Cassazione.
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