Per la società italiana di neonatologia il congedo di maternità dovrebbe coprire il tempo minimo necessario per l’allattamento esclusivo al seno del neonato

“Il congedo di maternità dovrebbe essere di almeno 6 mesi, per agevolare le donne nel raggiungere il tempo minimo necessario per l’allattamento esclusivo al seno”. L’allattamento rappresenta, infatti, il” primo ed ineguagliabile investimento che una madre può donare al proprio figlio”. A sostenerlo è il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), Fabio Mosca, nel commentare la riforma del congedo di maternità prevista dalla Manovra 2019.  Un emendamento alla Legge di Bilancio prevede, infatti, la possibilità per le donne di lavorare fino a pochi giorni dal parto. In tal modo le neomamme potrebbero usufruire dei 5 mesi di congedo ed astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto.

Mosca sposta il problema sulla tutela del neonato e dell’allattamento materno. “Nei primi giorni di vita, infatti, il 90% delle donne italiane comincia ad allattare al seno – afferma -. Ma già a 4 mesi l’allattamento materno esclusivo crolla al 31% e solo il 10% delle mamme continua ad allattare oltre i 6 mesi di vita”.

Il vero problema, quindi, è garantire alla donna e ai genitori il giusto supporto affinché i neonati possano essere seguiti adeguatamente nei primi mesi di vita. Il tutto anche grazie al congedo di paternità, esteso a 5 giorni, e  tenendo conto che il ruolo sociale della donna è radicalmente cambiato.

Per il presidente della Sin vanno dunque messe in campo tutte le risorse per permettere alle mamme di continuare ad allattare al seno. Almeno nei primi sei mesi di vita del bambino.

Mosca sottolinea anche l’importanza di stili di vita corretti durante la gravidanza, che devono essere consigliati e monitorati dal ginecologo. Quest’ultimo concorderà con la singola donna gravida l’impegno lavorativo compatibile, a seconda del tipo di lavoro e dell’andamento della gravidanza stessa.

“Come SIN riteniamo prioritario concentrare il dibattito sulla creazione di condizioni favorevoli alla famiglia e alle donne lavoratrici”, aggiunge Mosca. La mancanza di tali condizioni , in questi anni, secondo l’Associazione “ha influito in modo determinante sul calo della natalità”.

“Bisogna riportare il neonato al centro del futuro e per farlo dobbiamo lavorare tutti insieme per sostenere le giovani coppie, i genitori e le famiglie. Le nuove opportunità di organizzazione dei congedi, anche quello paterno, si muovono sicuramente in questa direzione –conclude il neonatologo -. Ma è necessario un piano strutturato e continuativo di incentivi alle famiglie, che dia certezza e stabilità sul futuro”.

 

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