Esiste un gene del crimine? Gli svedesi dicono di sì

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Esiste un gene del crimine? Nei secoli sono tanti gli studiosi che si sono fatti questa domanda e hanno cercato di darvi una risposta. Lombroso è certamente il più famoso, anche se ampiamente smentito da studi successivi, grazie a teorie più complete e  all’utilizzo di mezzi più sofisticati e precisi. Ma gli analisti dei comportamenti criminali, non si sono mai fermati nella ricerca di una spiegazione genetica a tali comportamenti. Ecco perché negli Stati Uniti, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, sono stati tantissimi gli studi condotti su campioni più o meno vasti di detenuti, bambini aggressivi, gemelli divisi per disconfermare o no le teorie socio-ambientali. Tutte approdate a risultati sì credibili, ma sostenuti da dati statistici che non ne davano una reale scientificità.

Recentemente, invece, il  Karolinska Institutet in Svezia ha condotto uno studio su un campione molto ampio, circa 900 detenuti, in Finlandia e ne ha pubblicato i risultati  sulla rivista Molecular Psychiatry, scoprendo due geni associati alla tendenza a compiere crimini violenti e affermando che almeno il 4-10 per cento di tutti i crimini violenti in Finlandia possono essere attribuiti a persone con questi due geni. La straordinarietà di tale studio sta sicuramente nella grandezza del campione analizzato, sia nel numero di detentuti che nel numero di reati commessi, divisi tra “violenti” e “non violenti”, e nella percentuale rilevata: l’associazione tra geni e comportamento precedente e’ risultato piu’ forte del 78 per cento in chi e’ rientrato nel profilo di “criminale estremamente violento”. I detenuti rientranti in questo gruppo avevano commesso un totale di 1.154 omicidi, omicidi preterintenzionali, tentati omicidi o percosse.

Quasi tutti hanno presentato livelli basi del gene MAOA, conosciuto come “gene del guerriero” a causa del suo legame con il comportamento aggressivo. Una carenza dell’enzima che questo gene controlla potrebbe tradursi in un’iperattivita’ della dopamina.

L’altro gene che potrebbe essere collegato ai crimini violenti e’ caderina 13 (CDH13), gia’ precedentemente associato alla tendenza ad abusare di sostanze stupefacenti e all’Adhd.

Tuttavia, tale scoperta non dovrebbe influire sulle decisioni prese in Tribunale:”Ci sono molte cose che possono influire sulla capacita’ mentale di una persona” –  ha sottolineato Jari Tiihonen, autore dello studio –  “l’unica cosa che conta e’ la capacita’ mentale dell’individuo di capire le conseguenze di quello che lui o lei sta facendo e se l’individuo e’ o meno in grado di controllare il proprio comportamento”.

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