Per il Ministro della Salute, sulla formazione medica post laurea non serve un aggiornamento della situazione esistente ma occorre un nuovo modello

Risolviamo lo stallo dell’imbuto formativo dei medici e riformiamo la formazione medica post laurea per garantire il futuro del Servizio sanitario nazionale, la più grande opera pubblica italiana. Dobbiamo passare, presto, dalle parole ai fatti. Lo dobbiamo ai cittadini. Lo dobbiamo ai nostri figli!
Questo il testo che accompagna un video postato su Facebook dal Ministro della Salute Giulia Grillo sul tema della formazione dei medici.  Un nodo per il quale, secondo il Ministro, serve una riforma radicale e non un semplice aggiornamento della situazione esistente.
Il sistema attuale di formazione post laurea dei medici, per Grillo, “è ben strutturato concettualmente ma purtroppo è sottodimensionato”. Per questo “non è possibile aggiustarlo con qualche borsa di studio qui e là come si è fatto sino ad oggi”.

Il Ministro, quindi, illustra gli obiettivi che intende portare a termine durante il suo mandato.

A partire da  “una formazione qualitativamente eccellente” e “accessibile a tutti indistintamente”. Poi il superamento dei tempi morti con “la laurea abilitante” e l’”accesso diretto e continuo alla formazione post laurea, non una volta l’anno”.
“Io credo – prosegue Grillo – che solo l’università debba emettere diplomi di formazione specialistica”, uscendo però da una logica scolastica “che non funziona”. Per la titolare del dicastero di Lungotevere Ripa, i medici in formazione, dopo sei anni di corso di laurea, meritano di veder certificate le loro competenze man mano che le acquisiscono.  Dovrebbero poter compartecipare all’assistenza nell’ambito delle strutture del Ssn, non sostituendo ma integrando e potenziando il personale già esistente. Inoltre, devono avere uno stipendio decoroso che li spinga a rimanere in Italia e a non fuggire all’estero, oltre ai contributi versati come qualsiasi altro lavoratore.
La formazione, secondo il Ministro, deve prevedere un canale omogeneo e un contratto adeguato che consenta a tutti pari opportunità. “Non possono più esserci medici di serie A e di serie B”.
 
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